CRITICA DELLE VARIANTI, FILOLOGIA D'AUTORE E STILISTICA




La raccolta di saggi pubblicata nel 1979 da Einaudi con il titolo Varianti e altra linguistica è una silloge eloquente dell’attività di filologo e critico letterario di Gianfranco Contini. Agli antipodi di Benedetto Croce (per il quale la poesia non è riconducibile all‘idea di poesia come opera formalmente caratterizzata da una metrica, da strofe e da versi, per il quale la poesia è quella particolare competenza che solo l‘uomo possiede di sintetizzare un’intuizione lirica con la sua relativa espressione, di tradurre l’informe e muto sentimento in un’immagine estremamente comunicativa, per il quale non esistono generi, non esistono gerarchie, esiste solo il genio, il furore, l‘idea della bellezza, e la loro espressione compiuta e definitiva), il  critico di Domodossola vede ogni opera letteraria come un passaggio da un punto A ad un punto B, in cui ogni fase merita di essere conosciuta perché ci svela il poeta e la sua poetica. Il metodo continiano, meglio conosciuto come critica delle varianti, venne etichettato come la critica degli scartafasci e prevede un‘attenta analisi delle prime fasi compositive e correttorie, attraverso lo spoglio e la lettura dei manoscritti di un singolo autore, tutte le volte che sono disponibili. In mancanza di materiale manoscritto autografo, l‘interesse di Contini si concentra sullo stile e sulla lingua, anzi, sull‘originale, unico e irripetibile utilizzo che un autore fa della lingua che condivide con gli altri membri della comunità di cui è parte, quella dimensione linguistica che De Saussure definisce parole e Gaetano Berruto, idioletto

Il magistero critico di Contini si è espresso fin dai suoi precoci esordi con commenti, introduzioni, monografie e saggi caratterizzati da uno stile sofisticato, ricercato, la cui accessibilità non veniva spesso garantita anche a quegli stessi autori a cui le sue indagini erano indirizzate. Il poco agile volume dell‘Einaudi che contiene l‘antologia dei testi di Contini dal 1938 al 1968, è diviso in quattro sezioni: Critica delle varianti, La lingua degli autori, Applicazioni linguistiche, Storia della critica stilistica. Dai titoli dei saggi, sistemati dal curatore della silloge in queste quattro parti, emerge un evidente eclettismo negli interessi del Contini, il cui magistero si è versato tanto sulla letteratura italiana delle origini quanto su autori a lui contemporanei a cui era Legato anche da rapporti di amicizia. 

I saggi contemplati nella prima sezione della raccolta illustrano efficacemente la critica delle varianti, più comunemente nota come filologia d‘autore, ovvero quell’attività che consente al critico di entrare all‘interno dello studiolo del poeta e analizzarne appunti e minute. Oggetto della loro indagine sono quegli autori come Petrarca e Leopardi, poeti di cui possediamo materiale manoscritto suscettibile di mostrarci il loro rispettivo metodo di lavoro (ad es. nel Vaticano Latino 3195, il Codice degli Abbozzi, sono raccolte le prime stesure delle liriche dei Rerum Volgarium Fragmenta). Un esempio tra tutti: nel saggio dal titolo Implicazioni leopardiane, scritto in risposta ad un precedente scritto di Giuseppe De Robertis, Continui individua tre livelli di riscrittura di un sistema mutevole nel tempo come quello dei Canti: la lirica stessa, la raccolta dei Canti, l’insieme delle opere leopardiane e l’usus scribendi

Nella seconda sezione vengono raccolti quell’insieme di saggi che cercano di individuare l’ideoletto di un autore o di un epoca: testi espositivi sulle clausole metriche della letteratura italiana delle origini e in particolare delle Laudes creaturarum di Francesco d’Assisi, sul plurilinguismo di Dante, il monolinguismo del Petrarca, la lingua pregrammaticale e il fonosimbolismo di Pascoli, le varianti disastratiche e diatopiche nel romanzo dal titolo Il Diavolo dell’avvocato Bolognese Antonio Zanolini, le traduzioni di Bacchelli e Gadda. 

Buona parte dei saggi contemplati nella sezione dal titolo Annotazioni linguistiche sono dedicati alla poesia di Dante, autore a cui sono stati rivolti gran parte degli interessi di Contini. Dante è un autore che non si offre alla critica delle varianti e per le sue caratteristiche di plurilinguismo, gestione sincronica di diversi strati lessicali e per lo sperimentalismo, non si presta nemmeno ad una critica strutturalista finalizzata ad individuare un univoco ed originale uso della lingua della tradizione poetica. Per questo Contini, nei saggi su Dante riportati in questa terza sezione, ce lo mostra nell‘atto di trovare la strada che porta alla Commedia, il luogo in cui si saldano i suoi esperimenti linguistici. Nelle pagine su Cavalcanti, sul XXX canto dell‘Inferno, il XXVIII del Paradiso e sul XXVII del Purgatorio, Contini fa uso delle categorie dell‘intertestualità e della citazione, introducendo il concetto di superamento e omaggio formale.

La quarta e ultima sezione è dedicata agli interessi di Contini per la stilistica attraverso la scoperta di Leo Spitzer, partita dagli studi di Karl Vossler, con la differenza che Contini superò la sua indagine psicologistica, riconducendo la motivazione a qualsiasi scarto dalla base normativa di un determinato codice al puro dato linguistico. In realtà questa operazione, per quanto pionieristica possa sembrare, venne condotta sulla scia degli studi di Giacomo Devoto, linguista italiano che si occupò dell‘analisi delle opere di autori come Proust o Gadda (cfr. L‘analisi linguistica di Giacomo Devoto, pp. 661-673). Devoto intende la stilistica come una disciplina che consente di individuare le scelte di un singolo autore, senza costringere il critico ad esprimere un giudizio di gusto ma considerandole come dei semplici fatti di lingua. 

Contini introdusse la critica delle varianti in Italia in una fase storica in cui Benedetto Croce aveva convinto gran parte dell’intellighenzia italiana che ogni poesia è un atto unico, irripetibile, compiuto. Tuttavia anche l‘ottica di Contini è ugualmente monografica, ma non come quella di Croce: l‘unità, il principio che informa e legittima la monografia, viene da lui ravvisata nel linguaggio, nello stile. E questo elemento rende il suo metodo di facile impiego. 

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