LABORATORIO LINGUISTICO SULL'ELOGIO DELLA ROSA

Non voglio entrare in merito alla composizione del poema mitologico di Giovanbattista Marino dal titolo l'Adone. Il pensiero di oggi è sperimentare una nuova metodologia di analisi delle ottave di endecasillabi dell'opera del suddetto poeta partenopeo, che, tra la seconda metà del XVI e i primi del XVII, visse una vita di successi, mille avventure, continui spostamenti da una corte all'altra.
Perchè scegliere Marino per questo nostro esperimento linguistico? Perchè il suo idioletto è caratterizzato da un lessico sofisticato ed estremamente ricercato, la sua sintassi complessa e strutturalmente articolata. E' una lingua estremamente interessante e questi testi poetici possono aiutarci a interiorizzare meglio di molti altri un particolarissimo potere del linguaggio verbale umano e della letteratura: la possibilità di costruire il mondo su un dettaglio insignificante (Anche Proust con la sua Recherche ha cercato di costruire sul "nulla" un'opera monumentale).

Qui in basso la riproduzione fotografica del dipinto di Paolo Veronese, Venere e Adone dormiente, 1580, olio su tela, Madrid Prado; fotografia da: https://www.frammentiarte.it/2016/26-venere-e-adone-dormiente/

Pubblichiamo innanzitutto il testo che ci prefiggiamo di esaminare. Il brano è tratto dal III canto ed è compreso tra le ottave 155 e 159. Venere rivolge una lode, che vuole essere anche un particolarissimo ringraziamento. nei confronti del fiore che con le sue spine l'ha trafitta e che, facendola sanguinare, le ha offerto il pretesto per sedurre il bellissimo giovane di cui lei stessa si è perdutamente invaghita.

Poi le luci girando al vicin colle,
dov’era il cespo che ’l bel piè trafisse,
fermossi alquanto a rimirarlo e volle
il suo fior salutar pria che partisse;
e vedutolo ancor stillante e molle
quivi porporeggiar, così gli disse:
«Salviti il ciel da tutti oltraggi e danni,
fatal cagion de’ miei felici affanni.

Rosa riso d’amor, del ciel fattura,
rosa del sangue mio fatta vermiglia,
pregio del mondo e fregio
di natura,
de la terra e del sol vergine figlia,
d’ogni ninfa e pastor delizia e cura,
onor de l’odorifera famiglia,
tu tien d’ogni beltà le palme prime,
sovra il vulgo de’ fior donna sublime.

Quasi in bel trono imperadrice altera
siedi colà su la nativa sponda.
Turba d’aure vezzosa e lusinghiera
ti corteggia dintorno e ti seconda
e di guardie pungenti armata schiera
ti difende per tutto e ti circonda.
E tu fastosa
del tuo regio vanto
porti d’or la corona e d’ostro il manto.

Porpora de’ giardin, pompa de’ prati,
gemma di primavera, occhio d’aprile,
di te le Grazie e gli Amoretti alati
fan ghirlanda a la chioma, al sen monile.
Tu qualor torna agli alimenti usati
ape leggiadra o Zefiro gentile,
dai lor da bere in tazza di rubini
rugiadosi licori e cristallini.

Non superbisca ambizioso il Sole
di trionfar fra le minori stelle,
ch’ancor tu fra i ligustri e le viole
scopri le pompe tue superbe e belle.
Tu sei con tue bellezze uniche e sole
splendor di queste piagge, egli di quelle,
egli nel cerchio suo, tu nel tuo stelo,
tu sole in terra, et egli rosa in cielo.

E ben saran tra voi conformi voglie,
di te fia ’l Sole e tu del Sole amante.
Ei15 de l’insegne tue, de le tue spoglie
l’Aurora vestirà nel suo levante.
Tu spiegherai ne’ crini e ne le foglie
la sua livrea dorata e fiammeggiante;
e per ritrarlo et imitarlo a pieno
porterai sempre un picciol sole in seno.

E perch’a me d’un tal servigio ancora
qualche grata mercé render s’aspetta,
tu sarai sol tra quanti fiori ha Flora
la favorita mia, la mia diletta.
E qual donna più bella il mondo onora
io vo’ che tanto sol bella sia detta,
quant’ornerà del tuo color vivace
e le gote e le labra». E qui si tace.

LABORATORIO

1. Non occorre fare l'analisi grammaticale di tutte le parti del discorso che compongono il brano. E' però opportuno evidenziare e poi inserire all'interno di una tabella o di uno schema tripartito le seguenti categorie:

  • sostantivi
  • aggettivi
  • forme verbali

Attraverso una rapida rassegna dei sostantivi, che intervengono in questa composizione poetica, possiamo renderci conto dei campi semantici (ovvero l'area di significato che una parola determina), che sono stati sottoposti dall'autore all'attenzione del suo interlocutore, e verificare se le forme nominali individuate hanno in comune uno o più aree di significato. Attraverso l'analisi degli aggettivi, non soltanto riusciamo a determinare meglio le immagini che il poeta ha suggerito, ma possiamo anche appurare se siamo di fronte ad uno stile sofisticato, aristocratico, aulico oppure se l'eloquio dell'autore è degno della bettola più malfamata. L'elenco delle forme verbali invece ci illustra l'interazione dei protagonisti che intervengono sulla scena, se il loro ruolo è attivo, passivo, statico, dinamico, se il loro movimento è leggero, pesante, posato o spontaneo.

2. Per determinare se il poeta ha "giocato" con la sintassi non occorre fare l'analisi logica e l'analisi del periodo del testo in esame, ma è sufficiente individuare la presenza di queste tre figure retoriche:

  • iperbato
  • anastrofe
  • chiasmo

3. Concentriamoci adesso sulle sollecitazioni sensoriali: quali tonalità cromatiche sono evocate? Oltre alla vista, quali altri sensi vengono sollecitati? Emergono delle commistioni di elementi provenienti da sfere sensoriali differenti?

4. Individuiamo infine le immagini che vengono suggerite nel brano, al fine di chiarire il ruolo che qui assumono la metafora e l'analogia. Inoltre in questo modo possiamo determinare se le figure che si stagliano nella nostra mente attraverso la lettura sono nitide e plastiche oppure nebulose e rarefatte. Se vi rendete conto che alla rosa sono associate una miriade di immagini, vi consiglio di confrontare questo testo con quello della preghiera dal titolo Salve Regina. Lo avete fatto? Se sì, sono curioso di sapere quali conclusioni ne avete tratto.

BUON LAVORO!


Commenti

Post più popolari