ELSA MORANTE (1912-1985)




Elsa Morante è una delle più grandi scrittrici italiane del Novecento, autrice di romanzi realistici e corposi, il cui pregio venne confermato dalla critica contemporanea e dal gradimento dei lettori.
Fu autrice anche di poesie, racconti, romanzi brevi, articoli di costume e di opinione, pubblicazioni apparse sulle pagine di quotidiani e riviste con cui la scrittrice romana collaborò attivamente.
Gli eventi decisivi della sua esperienza biografica, durata settantatré anni, furono il matrimonio con lo scrittore Alberto Moravia, che le consentì di entrare in contatto con i membri più rappresentativi della letteratura e della critica letteraria nostrane; la scoperta, all'età di dodici anni, della vera identità del suo padre naturale (le complesse dinamiche relazionali all'interno di un nucleo familiare furono materia di alcuni dei suoi romanzi più rappresentativi); e, infine, la condizione di spettatrice delle vicende storiche relative al periodo storico della Resistenza.

Cesare Garboli definiva un'isola l'opera omnia della Morante, in riferimento alla totale mancanza di riferimenti letterari e di modelli da cui la scrittrice avrebbe tratto ispirazione

LE OPERE

Menzogna e sortilegio (1948)


Fu il primo grande romanzo della Morante, pubblicato per i tipi dell'editore Einaudi grazie all'intermediazione di Natalia Gizburg e insignito del Premio Viareggio (ex aequo con I fratelli Cuccoli di Aldo Palazzeschi). Il titolo primitivo dell'opera narrativa fu Storia di mia nonna. 
Questo primo importante romanzo di Elsa Morante è un monumentale scritto di poco più di 800 pagine, scritto con stilemi e tratti linguistici tipici di un romanzo realista del XIX secolo: i toni da melodramma, le vicende raccontate più per atmosfere che per intreccio, la rigida struttura per parti e capitoli, le didascalie iniziali che introducono la singola sezione. Insomma, Elsa Morante vuole intenzionalmente dimostrare l'inattualità di tanta parte della narrativa tradizionale.
Il romanzo, ambientato in una indefinita città siciliana, racconta della saga familiare della stessa narratrice interna, alias Elisa. Il racconto, infatti, prende le mosse dall'incontro fortuito e dalla successiva unione matrimoniale dei nonni materni della protagonista principale, nonché voce narrante (Teodoro Massia, nobile decaduto, e Cesira, un'ambiziosa e opportunista istitutrice privata). Il racconto prosegue poi con le vicende che favoriscono l'incontro dei genitori di Elisa, ovvero Anna Massia e il butterato Francesco De Salvi. Come avviene la realizzazione di questa coppia? Anna è innamorata fin dall'infanzia del cugino Edoardo Cerentano, un giovane aristocratico viziato pomposo e arrogante. Anna, non avendo alcuna possibilità di fidanzarsi con Edoardo, data l'evidentissima differenza di ceto tra i due, accetta il corteggiamento e la proposta di matrimonio di un compagno di bagordi del cugino, Francesco De Salvi. Costui, è uno studente squattrinato di umili origini (nel romanzo un lungo excursus viene dedicato alla descrizione della provenienza sociale di questo personaggio), che comunque si dà aria da nobile e millanta natali prestigiosi. Francesco De Salvi, sfregiato dal vaiolo contratto durante l'infanzia, frequenta dapprima come unica amante una procace prostituta, Rosaria, per poi allontanarla quando gli si prospetta di diventare il marito di Anna, di cui è sinceramente innamorato. Tuttavia, Rosaria incontrerà ancora Francesco e ne diventerà di nuovo l'amante. 
In conclusione, Edoardo Cerentano, cagionevole di salute da sempre, muore alla fine di tisi in giovane età. Anna in un delirio visionario e pazzoide confessa a Francesco di aver consumato con il proprio cugino un rapporto adulterino che non è mai avvenuto. Il povero Francesco muore in un incidente d'auto e successivamente sua moglie Anna cade in un delirio mentale che la condurre progressivamente alla morte. Elisa, rimasta orfana, viene accolta in casa da Rosaria.
Caratteristiche stilistiche peculiari del romanzo sono la ricercatezza lessicale, relativamente ai sostantivi e agli aggettivi esornativi, e l'articolata struttura sintattica delle frasi complesse (alcune porzioni di testo, comprese tra due punti fermi, occupano metà pagina dell'edizione Einaudi).

L'isola di Arturo (1957)

Fu il romanzo della maturità artistica della Morante, insignito del Premio Strega nel 1957. Si tratta di un romanzo di formazione, in cui il narratore, che parla in prima persona, è anche il protagonista della vicenda narrata. Arturo è un giovane uomo che cresce e nasce presso l'isola di Procida, orfano di madre, spesso lasciato solo dal padre Wilhelm, costantemente impegnato in viaggi e peregrinazioni che lo tengono lontano da casa. Arturo trascorre la sua adolescenza all'interno di un castello diroccato, in compagnia del suo migliore amico Silvestro e della sua fedele cagnolina. La sua giovinezza è segnata dai sogni e dalle fantasie di un mondo fiabesco, che prende vita intorno a lui. Il giovane, in particolare, pur non sapendo la vera motivazione dei viaggi che trattengono suo padre lontano da casa, fantastica di mirabili imprese a cui il genitore prende parte. Cresce pertanto in lui un'autentica devozione nei confronti di questa figura paterna, che in realtà assiste con estrema indifferenza e noncuranza all'esistenza di suo figlio. 
Un giorno Wilhelm fa ritorno a casa con una nuova giovane compagna, Nunziatella, coetanea di Arturo. Questi, dapprima geloso del padre, si rende presto conto di essere innamorato della nuova moglie del padre e fa di tutto per conquistarla, sebbene ripetutamente respinto. Compagna delle sue delusioni amorose è una vedova, Assunta, che inizia Arturo al sesso. 
Dopo un viaggio a Napoli, Arturo scopre che le continue assenze del padre non erano motivate dal suo impegno in imprese memorabili ed eroiche, ma in quanto l'uomo era coinvolto in una relazione omosessuale segreta. 
Dopo aver visto infrante le illusioni e le fantasie coltivate nel corso dell'adolescenza, Arturo decide di arruolarsi e di partecipare come militare alle operazioni belliche della seconda guerra mondiale. Scriverà le sue memorie, infatti, da un campo di prigionia in Africa.
I temi del romanzo sono:
  • la giovinezza come età delle illusioni e delle fantasie;
  • la menzogna e il segreto nelle relazioni tra familiari;
  • un singolo bacio può per sempre incrinare qualsiasi forma di interazione sociale e compromettere irrimediabilmente il rapporto tra due persone;
  • il tema del "genitore assente", motivo di dolore e di trauma;
  • l'adultità come fase della vita in cui i sogni di una volta si dileguano inesorabilmente.

Lo scialle andaluso (1963)

Si tratta di una raccolta di dodici racconti, scritti dall'autrice tra la metà degli anni Trenta e i primi anni Cinquanta, concepiti come più semplici nuclei narrativi con cui Elsa Morante ha progressivamente sperimentato la rappresentazione di situazioni, tipologie umane e interazioni sociali tra membri dell'umano consorzio. La raccolta venne stampata per la prima volta per i tipi di Einaudi nel 1963. 
Filo conduttore della raccolta è la trasfigurazione di luoghi reali in una ambientazione quasi metafisica e senza tempo (luoghi civili o sacri attraversati da un'umanità anonima e brulicante, come soldati in licenza, massaie al mercato, prostitute affacciate alle finestre di un bordello).
Le tematiche sviluppate sono ricorrenti nella produzione letteraria di Elsa Morante:
- i turbamenti dell'adolescenza,
- gli attriti e le incomprensioni nel rapporto tra genitori e figli,
- la morte come unica certezza,
- la distruzione delle più pure e primigenie illusioni amorose,
- la realtà celata da una fitta cortina di menzogne.


Il mondo salvato dai ragazzini e altri poemi (1968)

L'opera è difficilmente classificabile all'interno di uno specifico genere letterario (poemetto? Recital teatrale? Poesia visiva?). La presente raccolta di testi poetici venne pubblicata per la prima volta nel 1968, l'anno delle contestazioni giovanili più accese della storia contemporanea. 
Elsa Morante, per la prima volta nel suo cursus honorum letterario, ricorre alla letteratura come strumento di impegno civile, come politica o religione. 
L'eziologia di questo rinnovato ruolo sociale è da ravvisare anche nel dolore e nello sconvolgimento esistenziale, sopravvenuti dopo l'improvvisa scomparsa, nel 1962, del giovane pittore statunitense Bill Morrow, a cui la Morante era sentimentalmente legata (da una agenda del 1964: "Due anni da qual 30 aprile del 1962")




La Storia (1974)

Il romanzo La Storia, pubblicato nel 1974, fu un vero e proprio caso editoriale: suscitò allo stesso tempo vivaci polemiche ma anche un notevole successo di pubblico. Nel romanzo, con cui la scrittrice si ricollega al Neorealismo e alla letteratura relativa alla partecipazione italiana alla seconda guerra mondiale e alla Resistenza, emerge la denuncia delle ingiustizie subite dal popolo, vittima delle scelte dei potenti che manovrano la storia. 
Ida Ramundo, vedova Mancuso, è una maestra mezzosangue, madre di Antonio, detto Nino, adolescente vivace, ribelle, un po' scapestrato. Madre e figlio vivono a Roma, nel quartiere San Lorenzo. In una sera d'estate del 1941, un militare tedesco di passaggio nella Capitale, dopo essersi ubriacato, stupra Ida, dopo averla seguita fino al suo appartamento. Dalla violenza carnale verrà concepito un bambino, Useppe (così teneramente soprannominato dal fratello maggiore Nino). 

Successivamente, il racconto, a cui viene conferita una struttura annalistica, segue le vicende di questo originale nucleo familiare fino alla tarda estate del 1947: Nino si arruola come volontario tra le fila dell'esercito italiano; i bombardamenti di San Lorenzo (19 luglio 1943) costringono Ida e il piccolo Useppe a rifugiarsi insieme ad altri sfollati (la famiglia napoletana dei Mille, il comunista Giuseppe Cucchiarelli - Eppetondo) in un edificio abbandonato in zona Pietralata, dove arriveranno timidi echi della resistenza e della lotta clandestina dei partigiani; dopo la liberazione di Roma Ida e Useppe si trasferiscono nel quartiere romano del Testaccio, dapprima come affittuari di un vano della casa della famiglia Marrocco, successivamente come conducenti di un appartamento, dove verranno episodicamente raggiunti da Nino accompagnato da una maremmana di nome Bella; Nino, divenuto contrabbandiere, morirà in un tragico incidente stradale; Useppe, già affetto da "grande male", morirà in casa da solo dopo una forte crisi epilettica, Ida, impazzita dal dolore, morirà sei anni dopo in un sanatorio in cui era stata ricoverata dopo la perdita del suo secondogenito.
Le vicende umane che si intrecciano in questo romanzo sono eloquenti dell'esistenza grama e disgraziata di uomini e donne vissuti ai margini della grande storia, in un epoca di violenza e atrocità: Davide Segre, Santina, Giovanni Marrocco e gli stessi protagonisti principali.

Aracoeli (1982)

L'ultimo romanzo della scrittrice, pubblicato per la collana dei "Spercoralli, "narra dell'epopea esistenziale di Manuele, quarantenne omosessuale, solo, inetto ed infelice. Il protagonista della vicenda narrata, impiegato in una casa editrice, racconta del suo viaggio in Andalusia, alla ricerca delle informazioni più segrete sul passato di sua madre, Aracoeli. Il racconto, pertanto, procede attraverso una rassegna di analisi, tecnica espositiva tanto collaudata dalla Morante medesima.
Manuele ricostruisce il primo incontro dei suoi genitori e informa i suoi interlocutori delle tragiche circostanze in cui sua sorella minore, Carina, è precocemente deceduta, causando una profonda prostrazione nell'animo della madre Araceli, fino a condurla inesorabilmente alla morte. 
L'io narrante approfondisce anche dell'isolamento di suo padre, incapace di gestire i lutti che avevano profondamente segnato la sua famiglia, e dell'affidamento di Manuele bambino alle cure dei nonni paterni di Torino, definiti "statue parlanti". La morte del padre sigilla per sempre l'amara solitudine del protagonista principale (sebbene il romanzo sia intitolato ad un personaggio secondario), che, una volta appreso della dipartita del suo genitore, piange lacrime di amore.


I temi di questo ultimo romanzo sono: 
  • l'adultità come cacciata dall'Eden dell'infanzia,
  • le dinamiche del rapporto madre-figlio,
  • il ricordo come rammarico e prigione del passato,
  • il viaggio inteso come ricerca della verità.
LA VITA

Nasce a Roma, la casa della sua infanzia è al numero 7 di Via Anicia, nel quartiere popolare di Testaccio. Il padre naturale della scrittrice fu il siciliano Francesco Lo Monaco, che lei credeva essere suo padrino di battesimo (l'uomo si tolse la vita nel 1943). La madre Irma Poggibonsi, maestra di religione ebraica, si era unita in matrimonio con Augusto Morante, il quale riconobbe Elsa come sua figlia. Ebbe tre fratelli: Aldo, Marcello (anche lui cultore delle belle lettere) e Maria.
Fin da giovanissima, si dedica alla scrittura di racconti e romanzi brevi, che pubblica con pseudonimi maschili su alcune riviste come "Il Corriere dei Piccoli", "Oggi".
Si iscrisse alla Facoltà di Lettere dello Studium Urbis.
Nel 1936 conobbe lo scrittore romano Alberto Moravia, con cui intrattenne una tormentata storia d'amore e che le consentì di conoscere diversi intellettuali dell'epoca, come Umberto Saba, Pier Paolo Pasolini. Si sposarono il 14 aprile del 1941 e si recarono a vivere insieme in una casa in Via Sgambati. L'epistolario privato della Morante è testimonianza della costruzione del rapporto con Moravia.
In questi anni pubblica racconti e libri per bambini, corredati da illustrazioni della stessa Morante.
Dopo l'armistizio di Cassibile (8 settembre del 1943), Elsa Morante e Alberto Moravia sono costretti a fuggire da Roma, occupata dalle truppe naziste. Cercano di fuggire a Napoli, ma, a causa di alcuni guasti alla rete ferroviaria, vengono dirottati a Fondi, ospitati da una famiglia di contadini. Nel 1944 riescono a far ritorno a Roma.
Nel corso dei vent'anni successivi alla conclusione del secondo grande conflitto mondiale, Elsa Morante si fece conoscere all'interno del panorama culturale italiano e all'estero attraverso romanzi con cui vinse prestigiosi premi letterari (Premio Viareggio, Premio Strega). nel 1962 si separa, senza divorziare, da Alberto Moravia: ognuno di loro due intrattenne quindi delle relazioni con altre persone.
La Morante, pertanto, si lego dapprima al regista Luchino Visconti, con cui ebbe una relazione di gran lunga più tormentata di quella avuta con Moravia, e poi con l'artista Bill Morrow, di ventiquattro anni più giovane di lei. Dopo la morte di quest'ultimo avvenuta nel 1962, un lungo periodo di dolore e prostrazione accolse la Morante, la quale riprese la sua attività letteraria soltanto nel 1963.
Pubblico quindi la raccolta di racconti Lo Scialle andaluso (1963), Il mondo salvato dai ragazzini (1968). Nel 1974 fu la volta del romanzo La Storia, pubblicato per la collana de "Gli struzzi" della casa editrice torinese dell'Einaudi.
Nel 1982, dopo una brutta caduta, si procurò la frattura di un femore, evento che fu il preludio di una lunga e deprimente malattia. Tentò una volta il suicidio, sventato dall'intervento della collaboratrice domestica, Lucia Mansionaste. Ricoverata in clinica, morì nel 1985 in una clinica privata della Capitale.



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