IL VERBO

E' una parte variabile del discorso che indica una specifica azione o un modo di essere di una persona, un animale o un essere inanimato.
Il verbo ha quindi un legame con un soggetto, che può essere attivo, e compiere una determinata azione, oppure passivo, e pertanto subirla.
Il verbo ci dà alcune informazioni sul soggetto a cui si riferisce: ci dice se esso è singolare o plurale, quale persona esprima (la prima, la seconda, la terza etc.).
Nella flessione verbale dei verbi di modo finito nei diversi tempi (presente, passato, futuro) abbiamo in tutto sei persone, tre singolari e tre plurali.

Il verbo segnala il modo con cui viene presentata l'informazione:

  • indicativo: l'azione viene descritta come reale o verosimile
  • congiuntivo: l'azione viene descritta come possibile, irreale o desiderata
  • condizionale: l'azione può essere realizzata ad una determinata condizione
  • imperativo: l'azione è l'espressione di un ordine o di un comando

I verbi italiani vengono suddivisi in tre coniugazioni che sono individuabili dal tema dell'infinito:

  • ARE - prima coniugazione - lod-are. am-are
  • ERE - seconda coniugazione - tem-ere, ved-ere
  • IRE - terza coniugazione - scopr-ire, dorm-ire
L'insieme delle forme con cui una forma verbale si flette nei diversi modi, tempi e persone si chiama CONIUGAZIONE
Il piede (la parte conclusiva) di una forma verbale è caratterizzata da una VOCALE TEMATICA:
  • A per la prima coniugazione
  • E per la seconda coniugazione
  • I per la terza coniugazione
Oltre alla radice che ne individua il significato, una qualsiasi forma verbale è costituita da morfemi formanti che indicano il modo, il tempo e la persona.

I verbi si prestano a diversi tipi di classificazione:

secondo la regolarità della coniugazione:
  • regolari - io amo, tu amavi, egli amerà
  • irregolari - io vado, tu andrai, essi verranno
secondo la possibilità di attribuire una persona:
  • personali - io amo, tu vedi, egli dice
  • impersona - piove, nevica
secondo il rapporti che si stabilisce tra soggetto e oggetto:
  • transitivi - Enzo mangia la pizza sempre con molto piacere
  • intransitivi - domani andrò a scuola alle 15
secondo la diatesi:
  • attivi - ho letto un libro molto interessante
  • passivi - sono stato rimproverato da Paolo
  • riflessivi - durante l'epidemia di codiv-19 mi lavo completamente ogni due o tre ore
secondo l'aspetto dell'azione:
  • momentanei - lanciai l'allarme
  • durativi - ho letto tutto il pomeriggio
  • iterativi - le lezioni cominciano alle otto

I MODI
Il modo consente di esprimere una specifica connotazione semantica dell'azione.
può infatti esprimere un dato reale, possibile, dubbio, esprimere una condizione o un ordine.
Nella flessione verbale dell'italiano standard ravvisiamo la presenza di quattro modi finiti, mediante i quali è possibile sempre individuare se il soggetto che compie l'azione espressa dal verbo è una prima, una seconda o una terza persona, singolare o plurale. I modi finiti sono...
  1. indicativo
  2. congiuntivo
  3. condizionale
  4. imperativo
Esistono tre modi indefiniti, che costituiscono la parte nominale del verbo. Essi sono...
  • infinito - funziona molto spesso come sostantivo indicante un concetto astratto: es. bere troppo fa male alla salute.
  • gerundio - può essere sostituito da un complemento indiretto: es. sbagliando si impara/ con l'errore si impara.
  • participio - a differenze degli altri due modi indefiniti, può indicare persona e numero. In particolare, il participio presente non individua la persona ma il numero del soggetto che compie l'azione: es.  migrante/ migranti; il participio passato non segnala la persona, ma il numero e il genere: es. amato, amata, amati, amate.

I TEMPI
il tempo evidenzia il momento in cui avviene l'azione espressa dal verbo.
i verbi di modo finito hanno tre dimensioni cronologiche: passato, presente e futuro.
La lingua italiana nella sua complessità prevede una suddivisione di tempi in due grandi categorie:

  • tempi semplici 
  • tempi composti
I tempi composti, a differenza di quelli semplici che palesano una singola parte del discorso, sono composti da due forme verbali, la prima è detta verbo ausiliare (essere e avere), la seconda è quella che esprime il significato dell'azione espressa dal soggetto: es. ho mangiato, avevi studiato, ebbe finito, avremo pensato, avendo fatto, aver lavorato.
I tempi composti esprimono sempre, in relazione ai tempi semplici, un'idea di anteriorità.
Per formare un tempo composto occorre:
  • coniugare l'ausiliare essere o avere
  • aggiungere il participio passato dei verbi principali
In un tempo composto formato con l'ausiliare essere il tempo principale può fornire un'indicazione di genere: es. Maria si è svegliata tardi.

I VERBI AUSILIARI
Facciamo un riepilogo sintetico sull'uso degli ausiliari ESSERE e AVERE

L'ausiliare AVERE è utilizzato con...
  • tutti i verbi transitivi
  • alcuni verbi intransitivi (dormire, giocare)

L'ausiliare ESSERE è invece utilizzato...
  • per coniugare i verbi al passivo, sia nei tempi semplici che nei tempi composti
  • per formare i tempi composti di molti verbi intransitivi, soprattutto in quelli che esprimono un'idea di movimento
  • formare i tempi composti di tutti i verbi riflessivi e impersonali
VERBI TRANSITIVI E INTRANSITIVI

Il verbo transitivo transita, cioè passa direttamente su un complemento oggetto senza l'uso di preposizioni semplici o articolate.
Il verbo intransitivo non transita su un complemento oggetto, ammette dopo di sé domande di altro tipo.
Se il complemento oggetto non viene espresso si può individuare un verbo transitivo se all'affermazione si può replicare con la domanda "che cosa?": es. Roberto mangia (che cosa?)
da Vinci ha dipinto la Gioconda
Esistono verbi:

  • sempre transitivi
  • sempre intransitivi 
  • verbi che hanno talvolta la funzione transitiva e talvolta quella intransitiva
FORMA ATTIVA E FORMA PASSIVA

I verbi possono avere due diatesi: attiva e passiva.
Nella diatesi attiva le forme semplici compaiono senza ausiliare ESSERE.
Nella diatesi passiva i verbi, sia semplici che composti, sono sempre accompagnati dall'ausiliare ESSERE, che può essere sostituito dal verbo venire.
I verbi transitivi hanno la diatesi passiva, oltre quella attiva.
I verbi intransitivi non ammettono la forma passiva.
E' possibile trasformare una frase dalla diatesi attiva a quella passiva, occorre...
  • ricavare il participio passato del verbo analizzato e concordarlo con il genere e numero del soggetto della nuova frase
  • trovare la forma del verbo essere corrispondente a quella del verbo analizzato
  • associare a questa forma il participio passato del verbo attivo, 
  • per es. essi rimproveravano/essi venivano rimproverati
Per trasformare un verbo da passivo in attivo procediamo come segue:
  • il participio passato ci suggerisce il verbo da trasformare nella diatesi attiva
  • il verbo essere invece ci rivela il modo, il tempo e la persona con cui coniugare il verbo nella forma attiva.
  • per es. Sono stato giudicato severamente/Ho giudicato severamente
In una frase attiva il soggetto agisce attivamente, in una frase al passivo invece il soggetto subisce l'azione espressa dal verbo. Anche se le frasi attive possono essere trasformate nella diatesi passiva, è importante che rimanga inalterato il senso logico della frase stessa. Ad es.:


La Gioconda: storia, descrizione e significato del dipinto di ...
Leonardo da Vinci ha dipinto la Gioconda

non posso affermare
Leonardo da Vinci è stato dipinto dalla Gioconda

ma bensì
La Gioconda è stata dipinta da Leonardo da Vinci





Per conservare il reale significato dell'enunciato, è necessario operare alcune trasformazioni logiche: dalla frase attiva a quella passiva, il complemento oggetto diventa il soggetto, mentre il soggetto si tramuta necessariamente nel complemento d'agente o di causa efficiente (un nome o un sostantivo preceduto dalla preposizione da). Naturalmente è anche possibile l'operazione inversa, ovvero trasformare una frase dalla diatesi passiva a quella attiva. In questo caso, però, è necessaria la presenza di un verbo transitivo.


I MODI INDEFINITI


INFINITO 

diatesi attiva
presente: AMARE, TEMERE, SENTIRE
passato: AVERE AMATO, AVER TEMUTO, AVER SENTITO

diatesi passiva
presente: ESSERE AMATO, ESSERE TEMUTO, ESSERE SENTITO
passato: ESSERE STATO AMATO, ESSERE STATO TEMUTO, ESSERE STATO SENTITO.

GERUNDIO 

diatesi attiva
presente: AMANDO, TEMENDO, SENTENDO
passato: AVENDO AMATO, AVENDO TEMUTO, AVENDO SENTITO

diatesi passiva
presente: ESSENDO AMATO, ESSENDO TEMUTO, ESSENDO SENTITO
passato: ESSENDO STATO AMATO, ESSENDO STATO TEMUTO, ESSENDO STATO SENTITO

PARTICIPIO 

diatesi attiva
presente: AMANTE, TEMENTE, SENZIENTE (SENTENTE) 

diatesi passiva
passato: AMATO, TEMUTO, SENTITO

Caratteristica comune dei verbi di modo indefinito è quella di non poter essere usati in una frase indipendente, ma di aver sempre bisogno di un'altra frase.

L'infinito
  • ha un tempo semplice, presente, e un tempo composto, passato
  • può avere la diatesi attiva e passiva
  • l'infinito presente indica una condizione valida in assoluto, o un'azione che avviene nello stesso momento di quella frase: es., ridere fa bene al cuore/ vi ho detto di studiare!
  • l'infinito passato indica un'azione che ha luogo in un tempo anteriore rispetto a quello in cui avviene l'azione espressa dalla reggente
  • molto spesso viene utilizzato con funzione di sostantivo
  • alcuni infiniti sostantivati vengono usati come veri e propri sostantivi con tanto di plurale: es. dovere-doveri, essere-esseri, avere-averi, potere-poteri
Il gerundio
  • ha due tempi: uno semplice che indica il presente, un tempo composto che serve ad indicare il passato
  • può avere diatesi attiva e diatesi passiva
  • il gerundio presente indica una condizione che avviene nello stesso momento in cui si verifica quella espressa nella frase indipendente, con cui ha un legame di causa, mezzo, tempo etc.
  • il gerundio passato indica un'azione anteriore rispetto a quella espressa dal verbo della frase indipendente. Tra di esse c'è un legame di causa, mezzo, tempo etc.
  • Il gerundio assume a volte un valore avverbiale
  • talvolta ha valore di sostantivo
  • spesso compare in perifrasi in cui al gerundio sono associati dei verbi come stare, andare e venire: es. stavamo guardando la televisione; andava dicendo a tutti che sarebbe andato in vacanza a Cuba; in questo momento mio padre viene scoprendo nuove verità sulla mia scuola.
  • Queste perifrasi hanno diverse sfumature di significato: stare + gerundio = azione in via di svolgimento, andare + gerundio = azione che si sta svolgendo lentamente e gradualmente, venire + gerundio = azione che si sta per concludere
Il participio

  • ha due tempi, presente e passato
  • il participio presente ha sempre valore attivo, ha due forme, singolare e plurale, e sempre più frequentemente viene utilizzato come un aggettivo o un sostantivo: es. mi è successa una cosa scolvolgente
  • il participio presente del verbo durare, durante, ha assunto con il passare del tempo la funzione di preposizione
  • il participio passato ha valore di passivo nei verbi transitivi e valore di attivo in quelli intransitivi, nella sua flessione individua sempre un genere e un numero, serve per la formazione dei tempi composti in coppia con gli ausiliari essere e avere, viene frequentemente usato in funzione attributiva e in funzione sostantivata.

I MODI FINITI

INDICATIVO

E' il modo della realtà
ha otto tempi, quattro semplici e quattro composti

tempi semplici:
  • presente
  • imperfetto
  • passato remoto
  • futuro semplice
tempi composti:
  • passato prossimo
  • trapassato prossimo
  • trapassato remoto
  • futuro anteriore
il presente ...
  • si usa per le azioni che avvengono nella contemporaneità, ma posso esprimermi con il presente anche quando descrivo un'azione che svolgo con regolarità: ad es. Tutte le mattine mi alzo alle sei
  • inoltre esiste un particolare uso del presente indicativo per narrare eventi storici che si sono svolti in un tempo remoto: es. Nel 1939 gli eserciti di Hitler invadono la Polonia.
L'imperfetto invece...
  • è un tempo che descrive un'azione che si è svolta nel passato, ma l'azione passata viene descritta nel suo svolgimento.
  • Lo utilizziamo anche per indicare quelle azioni, quelle situazioni che si ripetevano abitualmente nel passato: es. Tutte le sere Bruce Waine vestiva i panni di Batman.
  • Nel parlato è a volte utilizzato al posto del presente quando si vuole, ad esempio, attenuare l'impatto della propria affermazione o richiesta: ad es. Cosa desidera? - Volevo un caffè.
Il passato remoto...
  • descrive sicuramente un'azione passata,
  • ma non serve tanto ad indicare lo svolgimento dell'azione in una dimensione collocata cronologicamente molto indietro nel tempo, quanto il fatto che l'azione è definitivamente conclusa.
  • Il passato remoto inoltre ci mostra l'aspetto momentaneo e fugace di una azione o di una condizione interiore che si è consumata del tutto nel passato: es. Improvvisamente un lampo squarciò le tenebre.
Il futuro semplice...
  • indica un'azione, una condizione, uno stato d'animo che ancora non si sono verificati e che si realizzeranno prossimamente.
  • Proprio perché indica un qualcosa che non è ancora reale o che ancora non appartiene al soggetto, esprime anche un'idea di incertezza, di probabilità; posso inoltre utilizzarlo anche per un augurio, si veda a proposito la frase Andrà tutto bene, ripetuta con una certa frequenza durante il periodo di emergenza sanitaria che ha caratterizzato recentemente il nostro paese.
Il passato prossimo...
  • può essere utilizzato per esprimere un'azione che si è svolta in una dimensione cronologica passata, abbastanza recente, ad es. A colazione ho mangiato latte e cereali,
  • ma in genere con questo tempo composto indichiamo un'azione che, pur svoltasi nel passato, continua ancora a produrre in qualche modo delle conseguenze nel presente, ad es. Ad aprile abbiamo avuto un elevato numero di decessi in paese (in questo caso utilizzo appunto il passato prossimo,  perché questo dato pur relegato nel passato ha prodotto una conseguenza in termini di profonda modifica di una situazione preesistente, ovvero è mutata la demografia di quel determinato centro urbano).
il trapassato prossimo...
  • è il tempo di un'azione che è avvenuta ancora prima di un'altra azione passata, ad es. Dopo che avevo lavato la mia auto, ha iniziato a piovere oppure Non desiderava nuovi appuntamenti, perché le precedenti relazioni lo avevano profondamente deluso.
il trapassato remoto...
  • è invece il tempo di un'azione passata anteriore ad un'altra espressa con il passato remoto: Dopo che ebbe attentamente revisionato il suo poema per vent'anni, nel 1540 Ariosto diede alle stampe una nuova edizione del Furioso
  • Nella conversazione quotidiana i parlanti raramente fanno ricorso al trapassato remoto, anche quando si sforzano di rispettare nei contesti più formali la base normativa dell'italiano standard.
il futuro anteriore...
  • è il tempo dell'azione, della condizione e degli stati d'animo che si verificano prima di un'azione futura, ad es. Quando sarò arrivato in hotel dall'aeroporto, ti farò una telefonata.
  • Esattamente come il futuro semplice, lo possiamo utilizzare anche per formulare un'ipotesi su una possibilità che ignoriamo si sia verificata, es. Avranno avuto freddo in quella stanza buia senza termosifoni!
L'IMPERATIVO

E' il modo che esprime il comando, l'imposizione, il divieto.
Conserva solo il tempo presente.
Per un comando proiettato nel futuro si usa il futuro semplice.
Presenta solo due persone: la seconda singolare e la seconda plurale (es. Aiuta tua madre! Fate i bravi!)
Per esprimere un ordine dato ad una terza persona, si prende in prestito il congiuntivo presente (il congiuntivo esortativo). 
L'imperativo negativo della seconda persona singolare si forma anteponendo la negazione NON alla forma dell'infinito: es. Non uscire di casa dopo le ventuno!
La forma negativa della seconda plurale si forma regolarmente anteponendo alla forma affermativa la negazione NON: es. Non perdete altro tempo, iniziate a lavorare!

IL CONGIUNTIVO

E' il modo della possibilità, del dubbio, della soggettività, dell'irrealtà, non occorre per descrivere fatti e avvenimenti realmente accaduti e comunque esprime sempre una concezione soggettiva di chi compie l'azione.
Con il congiuntivo infatti si possono esprimere verbalmente i propri dubbi e le proprie incertezze: ad es. Che sia giusto agire in questo modo?
Dal momento che i parlanti fanno ricorso a questo modo del verbo quasi sempre nelle frasi dipendenti, allora la sua flessione è caratterizzata dalla presenza del connettivo CHE, anteposto al pronome personale che individua la persona: che io abbia, che tu abbia, che egli abbia etc. Il
 nome di congiuntivo indica chiaramente il dubbio, la possibilità e l'irrealtà espressi mediante la congiuntura di due azioni, due stati d'animo, due condizioni.
E' formato da quattro tempi, di cui due forme semplici e due composte:

tempi semplici:
  • presente 
  • imperfetto
tempi composti:
  • passato 
  • trapassato
Oggi è un modo verbale caduto in disgrazia presso i parlanti italiani, che ne ignorano le condizioni di utilizzo e pertanto non ne fanno ricorso.

Il presente...
è il tempo al congiuntivo che nella frasi indipendenti esprime un augurio, un desiderio, un ordine, es. Che ti venga un colpo! Stia al suo posto!
In una frase dipendente il congiuntivo si usa per indicare una situazione possibile in dipendenza dda verbi che indicano una visione soggettiva della realtà, come ad esempio nella frase Spero che tu stia bene!

L'imperfetto invece...
nelle frasi indipendenti esprime una situazione possibile che potrebbe realizzarsi nel futuro, oppure un ordine, un desiderio: ad es. Volesse il cielo che piova!
Nelle frasi dipendenti l'imperfetto si usa quando nella frase reggente c'è un verbo al passato, ad es. Credevo che tu fossi speciale oppure Ho pensato che mettere la cravatta fosse una buona idea.

Il passato...
serve ad esprimere il dubbio sulla possibilità di una situazione che potrebbe essersi verificata nel passato. Viene utilizzato anche nelle frasi dipendenti, soprattutto nelle interrogative dirette: ad es. Che ti abbia dato buca?
Nelle frasi dipendenti invece esprime il dubbio e la possibilità in una situazione che si è determinata anteriormente rispetto al tempo presente della frase reggente: es. Per un po' di tempo ho sperato che nei giorni precedenti l'esame avesse studiato con tranquillità!

Il trapassato...
può essere utilizzato nelle frasi indipendenti per descrivere un'azione irreale o che non è realmente avvenuta: ad es. Avessi avuto il coraggio di dirgli che lo amo!
Nelle frasi dipendenti esprime il dubbio e la possibilità di un'azione o di una condizione, anteriori al tempo passato della frase reggente: ad es. Ho sperato che avesse fatto un buon lavoro.

IL CONDIZIONALE

Il condizionale è il modo che indica come una determinata situazione si possa verificare in conseguenza di una determinata condizione.
Il modo condizionale prevede solo due tempi, un semplice, il PRESENTE, e uno composto, il PASSATO.

Il presente indica una situazione che, ad una determinata condizione, si potrebbe verificare nel presente e nel futuro, ad esempio Se avessi i soldi, comprerei una nuova casa.

Il passato indica invece che una determina situazione avrebbe potuto realizzarsi ad una determinata condizione. La forma affermativa della frase al condizionale passato indica che detta condizione non si è verificata (Se avessi avuto i soldi, avrei comprato un altro libro); la forma negativa della frase con il condizionale passato invece è la spia che la condizione si è realizzata: ad es. Se lo avessi saputo, non ti avrei detto nulla (evidentemente ti ho detto qualcosa!)

VERBI IMPERSONALI
Sono verbi che non palesano un soggetto.
L'azione che esprimono però si può riferire ad una persona o una cosa determinata (impersonali transitivi).
Sono coniugati alla terza persona singolare

I verbi impersonali propriamente detti...
  • indicano fenomeni atmosferici: piove, nevica, grandina. Possono però essere utilizzati in senso traslato ed avere un soggetto logico, ad esempio: a partire dal 5 luglio pioveranno tante interessanti offerte sul nostro sito!
  • il verbo fare, utilizzato impersonalmente per indicare una condizione atmosferica, viene usato con l'aggiunta di un aggettivo: fa caldo, fa buio, fa notte, fa freddo.
  • i verbi costruiti dalla particella si e dalla terza persona singolare del verbo in questione, ad esempio Si fa quel che si può.
I verbi impropriamente impersonali...
  • hanno un soggetto rappresentato da una intera proposizione subordinata, la soggettiva.
  • Sono quelle forme verbali che indicano necessità, convenienza, accadimento e apparenza: bisogna, accade, sembra, conviene.
  • Sono costituiti da quelle locuzioni, da quelle perifrasi formate dal verbo ESSERE, ANDARE, STARE, seguite da un aggettivo o da un avverbio: è bene, è necessario, è male, va bene, va male.
  • i verbi credere, dire, pensare, ritenere, narrare, raccontare alla terza persona singolare, preceduti dal pronome personale atono si e seguiti da una proposizione soggettiva, ad esempio: si dice che tu sia molto abile con le nuove tecnologie.
  • i verbi riflessivi possono essere usati alla forma impersonale
  • qualsiasi verbo può essere usato impersonalmente, basta premettere la particella impersonale si alla terza persona singolare di ogni tempo: si mangia, si mormora, si ballerà fino all'alba, si vota all'unanimità.
VERBI DIFETTIVI
Sono quei verbi che non hanno la coniugazione al completo, ma conservano solo poche voci. Sono considerati difettivi quei verbi che non hanno il participio passato e pertanto non possono formare temi composti. competere, concernere, dirimere, divergere, esimere, incombere, soccombere, splendere, transigere.








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