Topoi e suggestioni nella poesia di Giacomo Leopardi

I canti di Leopardi si presentano come un canzoniere composito, che ancora oggi, ad un lettore contemporaneo, appare senza alcuna partizione interna. Ma chi conosce la travagliata e quasi ventennale vicenda editoriale della raccolta è conscio che si possono individuare gruppi specifici di componimenti poetici, che noi distinguiamo attraverso delle comode nomenclature (le canzoni patriottiche, gli idilli, i canti pisano-recanatesi, il ciclo di Aspasia etc.). 
La vita di Leopardi fu piuttosto monotona, fu trascorsa in buona parte a Recanati, all'interno della cospicua biblioteca paterna, tra volumi, manoscritti, codici e codicilli, sempre chino sulle "sudate carte", immerso nella lettura, nella scrittura, nella composizione di canzoni e sonetti, nella traduzione dei classici latini e greci. Tuttavia le sue poesie vennero pubblicate nelle tipografie di quattro città italiane, di cui tre capitali (ricordiamoci che l'Italia della Restaurazione era solo un concetto geografico e non uno stato nazionale che unificava i diversi territori della Penisola sotto un unico governo). 

[la fotografia della copertina dell'edizione Starita dei Canti di Giacomo Leopardi è tratta dalla galleria fotografica del portale ad uso e consumo di studiosi di ogni risma Wiki Leopardi, consultabile alla seguente pagina web: wikileopardi.altervista.org ]


File:N35001.JPGA Roma, presso l'editore Bourliè furono pubblicati due opuscoli: uno nel 1818, contenente le due canzoni patriottiche All'Italia e Sopra un monumento di Dante..., precedute da una dedica a Vincenzo Monti, il traduttor dei traduttor d'Omero, l'altro nel 1820, contenente la canzone dal titolo Ad Angelo Mai. Presso l'editore Nobili di Bologna venne stampata nel 1824 una prima edizione dei Canti del conte Giacomo Leopardi, contenente ben 10 canzoni, e nel 1826 una seconda, comprensiva dei cinque idilli, più altre poesie scritte nel periodo compreso tra il 1820 e il 1823. Dopo un biennio sabbatico, in cui Leopardi si era dedicato alla stesura delle Operette Morali, l'editore Piatti di Firenze diede alle stampe una terza edizione dei Canti comprensiva dei canti pisano-recanatesi, meglio conosciuti come grandi idilli
Una facies dei componimenti leopardiani più simile a quella che noi riconosciamo ci viene offerta dall'edizione del 1835, la cosiddetta "edizione Starita", stampata a Napoli, la capitale del regno borbonico, dove il poeta recanatese trascorse gli ultimi anni della sua vita al fianco dell'amico Antonio Ranieri. Ma fu solo con l'edizione postuma del 1845, in cui si concretizzarono le ultime correzioni, apportate dall'autore su una copia dell'edizione Starita in suo possesso, che finalmente si giunse a licenziare quegli stessi testi così come ancora oggi vengono riprodotti sui manuali di storia delle letteratura in adozione presso licei ed università.

Recentemente, per motivi che in questo momento sarebbe superfluo spiegare, ho avuto la preziosissima occasione di leggere e analizzare integralmente l'edizione critica ed il commento dei Canti di Giacomo Leopradi a cura di Franco Gavazzeni (Biblioteca Universale Rizzoli, Milano 2019) e per qualche settimana mi sono deliziato delle dolci parole di un poeta del XIX secolo, colto e raffinato. Ovviamente, la finalità primaria del mio lavoro era inquadrare la genesi dei singoli testi, ma è stato quasi automatico ricavare da questa amena lettura una serie di motivi riccorrenti ( i cosidetti topoi, letteralmente "luoghi", ovvero motivi che possono essere riutilizzati nel tempo e quindi ricorrere in diverse opere d'arte) e di immagini che sono simboli ed elementi di riconoscibilità del poeta. Dell'una e dell'altra categoria, fornisco qui sotto dei brevi esempi:

1) LA GIOVINEZZA TRASCORSA COME SENILITA', dal momento che Leopardi si dedicò anima e corpo alla sua intensa attività di studio e di scrittura, consumando così quei momenti che sarebbero stati più opportunamente trascorsi in feste, balli e amori furtivi: "...Sollazzo e riso, / della novella età dolce famiglia, / e te german di giovinezza, amore, / sospiro acerbo de' provetti giorni" (cfr. Il passero solitario, vv. 1824), "... Ahi come, / come passata sei, / Cara compagna dell'età mia nova, / mia lacrimata speme!" (cfr. A Silvia, vv. 52-55).

2) LA NOTTE COME MOMENTO DEPUTATO AL PENSIERO: "Dolce e chiara è la notte e senza vento, / (...)/ Tu dormi: io questo ciel, che si benigno / appare in vista a salutar m'affaccio" ( La sera del dì di festa, v. 1 e vv 11-12), "O graziosa luna, io mi rammento / Che, or volge l'anno, sovra questo colle / Io venia pien d'angoscia a rimirarti" (Alla luna, vv. 1-3).

3) LA DONNA AMATA CHE NON CORRISPONDE IL SENTIMENTO DEL POETAcfr. "(...) dimmi: d'amore/ Favilla alcuna, o di pietà, giammai/ Verso il misero amante il cor t'assale/ Mentre vivesti?" (Il Sogno, vv. 61-64), "... e forse ti rimembra / In sogno a quanti oggi piacesti, e quanti / Piacquero a te: non io, non già, ch'io speri,/ Al pensier ti ricorro..." (La sera del dì di festa, vv. 18-21).

4) LA GIOVINEZZA COME ETA' VERDE, FIORITA, DELLA "SPEME" E DELLE ILLUSIONI, cfr "Cotesta età fiorita/ E' come un giorno di allegrezza pieno" (cfr. Il sabato del viallaggio, vv 44-45).

5) LA VECCHIAIA COME AUTUNNO DELLA VITA: è l'età infelice, un male addirittura peggiore della morte, perchè il sentimento del dolore è nitido e l'appressamento della morte genera sgomento: "Vecchierel bianco, infermo, /Mezzo vestito e scalzo,/ Con gravissimo fascio in su le spalle,/ Per montagna e per valle,Per sassi acuti, ed alta rena, e fratte, / Al vento, alla tempesta, e quando avvampa /L’ora, e quando poi gela, / Corre via, corre, anela,/ Varca torrenti e stagni,/ Cade, risorge, e piú e piú s’affretta,/ Senza posa o ristoro,/ Lacero, sanguinoso; infin ch’arriva/ Colá dove la via/ E dove il tanto affaticar fu vòlto:/ Abisso orrido, immensoOv’ei precipitando, il tutto obblia.", ( cfr. Canto Notturno di un pastore errante nell'Asia, vv 21-36).


Leopardi, Giacomo (1798-1837) - ritr. A Ferrazzi, Recanati, casa Leopardi.jpgPoetiche ed efficaci, sono anche alcune vivide immagini che il poeta evoca con poche perifrasi. Sono immagini che ricorrono nelle rievocazioni e nelle reminiscenze dello stesso Leopardi. Ci dicono molto sulla sua psicologia, sul suo vissuto e sul suo immaginario di intellettuale del XIX secolo, vissuto in un piccolo centro periferico dello Stato della Chiesa durante l'Età della Restaurazione: 

1. Gli occhi pieni di pianto
2. Il sole che sorge
3. la luce che penetra dai balconi, attraverso le fessure degli scuri
4. la luna, le stelle e tutti gli altri corpi celesti
5, le fanciulle che si adornano in preparazione di feste e riunioni tra pari.


Un possibile livello di analisi della produzione poetica, non solo di Leopardi, ma di qualsiasi atro poeta della tradizione letteraria italiana, potrebbe appunto consistere in una sorta di rassegna dei motivi e delle immagini che ricorrono nelle sue composizioni. 

(il ritratto del poeta, la cui fotografia è riprodotta nell'immagine soprastante, è stata realizzato da Antonio Ferrazzi nel 1820, è un olio su tela e viene conservato a Recanati, presso Palazzo Leopardi).

Attraverso il presente video è possibile invece informarsi sulla produzione in prosa del poeta di Recanati:






Commenti

  1. Questo ultimo post, spiega nel dettaglio alcune nozioni sui topoi riguardanti Giacomo Lepoardi.
    Grazie al Professor Leoni per la creazione del Blog letterario. Per un non cultore come me della Filologia e Letteratura Italiana è il miglior modo di capire quello che i grandi poeti qui menzionati espletavano nelle loro opere. Non perchè sia di parte, ma consiglio questo Blog a tutti. Ha la capacità di esprimere in maniera chiara concetti e pensieri dei poeti stessi, attraverso un attenta analisi del Professor Leoni. I miei più sentiti complimenti al preparato e gentile Professor D. Leoni.
    Con stima e grande rispetto, Massimo Di Sarpo.

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