Come procedere all'analisi di un testo narrativo
Anche se in Italia si legge molto poco, quelle persone che abitualmente entrano in una libreria e passeggiano tra gli scaffali ricolmi di libri di ogni tipologia, se sono consumatori di letteratura, arricchiscono le loro personali collezioni librarie con romanzi o raccolte di racconti (molto più raramente con antologie di poesia).
E questo perché, credo ormai in tutto il mondo, sono più i poeti che i lettori di poesia.
Il romanzo è invece il genere letterario dell'era del consumismo sfrenato e del capitalismo selvaggio, la forma di espressione letteraria a cui tutti, almeno una volta nella vita, si sono indirizzati. Ma quanti di questi lettori, quanti di questi consumatori di narrativa a buon mercato, quanti divoratori di best sellers sono in grado di recepire con una mente critica le forme e i contenuti delle opere che consapevolmente fruiscono?
E' una curiosità come molte altre. Io, però, sono un'insegnante di lettere e mi piace pensare di poter contribuire alla nascita e allo sviluppo di una nuova generazione di lettori, intelligenti, critici, consapevoli e culturalmente maturi.
Pertanto, così come avevo fornito in uno dei post di questo blog un vademecum sull'analisi del testo poetico, mi è sembrato opportuno, anche in considerazione dell'imminenza degli esami di stato conclusivi del secondo ciclo, dispensare una serie di preziose indicazioni sull'analisi della narrazione in prosa, in modo da aiutare i miei studenti (ma non solo loro) a distinguere un capolavoro da uno sproloquio che non vale la carta su cui è scritto.
Fotografia dal titolo Fridah, ovvero il feticismo della carta stampata (15 giugno 2021)Una narrazione è costituita da diversi elementi che possiamo individuare in questo essenziale elenco: il narratore, la fabula e l'intreccio, i personaggi, l'azione, lo spazio, il tempo. Il testo narrativo ha come scopo quello di "narrare" appunto una storia, utilizzando lo strumento della lingua; pertanto dovremo necessariamente parlare di stile, poetica e retorica.
FABULA E INTRECCIO
Attraverso la trama, che in narratologia definiamo fabula, possiamo individuare immediatamente la categoria alla quale appartiene il romanzo che stiamo leggendo (romanzo di fantascienza, di formazione, autobiografico o biografico, agiografico, di avventura, horror, noir, giallo, poliziesco, fantasy, sentimentale, di denuncia sociale etc). La fabula non è altro che la storia cosi come si è svolta in un passato più o meno prossimo: Cenerentola, grazie all'aiuto di una fata madrina, riesce a presenziare ad un ballo presso il palazzo reale, nonostante la proibizione dell'arcigna matrigna, fa innamorare di sé un bellissimo principe e, fuggendo, perde una scarpetta di cristallo, che, ritrovata dal principe, consentirà a costui di ritrovare la ragazza tra le abitanti del suo regno per prenderla in moglie in un zuccheroso lieto fine.
Vorrei fornire anche un secondo esempio sintetizzando la fabula dei Promessi sposi, ma è una vicenda molto complessa, costituita da diversi filoni narrativi, ed è sinceramente difficile da sintetizzare in quelle poche stringhe di testo che possano armonizzarsi con la scrittura di un post di un blog privato. Quest'ultima riflessione mi consente però di mostrare una possibile caratteristica di una narrazione in prosa, di un romanzo più o meno lungo, di un racconto, di una novella: possono essere raccontate più storie, che magari si dipartono dalla linea narrativa principale (per le serie televisive su Netflix, e non solo, si parla di spin off), che magari si intrecciano o vengono sospese momentaneamente per essere riprese solo in un secondo momento (nota 1: Con la famigerata Storia della colonna infame, Manzoni ha realizzato una storia nella storia all'interno della narrazione della Quarantana).
Una storia si svolge in un determinato modo, gli eventi seguono uno specifico corso, ma il modo in cui si narra una medesima vicenda cambiano in relazione alle scelte del narratore, che può anticipare o posticipare alcuni fatti, evidenziare e dare enfasi a dei momenti da lui ritenuti particolari, trascurare degli aspetti che intende scientemente mettere in ombra.
IL NARRATORE E LA FOCALIZZAZIONE
Ogni storia viene narrata da qualcuno o qualcuna, la voce di questo ipotetico narratore e di questa ipotetica narratrice si materializza attraverso il suono della nostra lettura o mediante una vocina che scandisce le frasi del testo narrativo all'interno della nostra anticamera del cervello. La classificazione delle diverse tipologie di voce narrante è in realtà essenziale, in quanto ne abbiamo fondamentalmente due:
- il NARRATORE INTERNO (o OMODIEGETICO)
- il NARRATORE ESTERNO (o ETERODIEGETICO)
Il primo è fondamentalmente uno dei protagonisti della vicenda narrata, che interagisce o ha interagito con tutti gli altri personaggi della storia. Il secondo si colloca materialmente, come una vera e propria voce fuori campo, al di fuori della narrazione. In questo caso il narratore può essere totalmente estraneo o parzialmente partecipe della vicenda raccontata. Posso elencare una copiosa lista di illustri narratori extradiegetici: il narratore delle Sacre Scritture, de I Promessi sposi, di Cento anni di solitudine, della quadrilogia de L'Attraversaspecchi.
C'è però un fattore che contribuisce a differenziare un narratore esterno da un'altro, la FOCALIZZAZIONE, che molto semplicemente è il PUNTO DI VISTA di chi sta raccontando la vicenda, il suo livello di consapevolezza, il livello di conoscenza che lui o lei ha delle vicende narrate:
Il narratore sa delle vicende narrate quanto ne sa uno dei personaggi (o uno specifico gruppo di personaggi)? La focalizzazione è INTERNA. L'esempio più palese di questo livello di focalizzazione è nei casi di STRANIAMENTO, ovvero quando il narratore di colpo adotta la stessa forma mentis del personaggio di cui sta raccontando una vicenda, come ad es. in Orlando Furioso, c. I, 55-56:
Il narratore non ne sa né più né meno di quanto ne possono sapere gli altri personaggi che interagiscono sulla scena? La focalizzazione è ESTERNA.
Il narratore è onniscente? Sa tutto di tutti? Conosce vita, morte, miracoli, numero di previdenza sociale, gruppo sanguigno e IBAN dei personaggi rappresentati? E' in grado di prevedere il futuro e/o di rievocare il passato più remoto? Ebbene, in quest'ultimo caso la focalizzazione è ZERO.
LA SEQUENZA
Sebbene nei manuali scolastici è tutto sommato chiarito che cosa è una sequenza e come indivuarla all'interno di un testo narrativo, molti studenti e molte studentesse incontrano una sostanziale difficoltà nell'individuazione di questo elemento costitutivo di qualsivoglia racconto. Cercherò, pertanto, di essere il più chiaro possibile.
Una sequenza viene realizzata all'interno di una narrazione quando nel racconto si realizza l'hic et nunc, ovvero la combinazione delle famosissime unità aristoteliche di luogo, tempo ed azione. Quando un protagonista solitario, oppure un gruppo di due o tre personaggi di una storia, si radunano in uno specifico posto in uno specifico lasso temporale, per discutere più o meno animatamente, banchettare, prendere un té, giocare a carte, guardare un film, litigare o fare l'amore, allora il risultato della combinazione di questi tre elementi è la formazione di una SEQUENZA.
In base alla condotta dell'autore, all'interno di una specifica sequenza, possiamo avere:
1) una SEQUENZA NARRATIVA, quando il narratore si limita a raccontare in terza persona le azioni che si susseguono in un unico luogo e in un unico tempo.
2) una SEQUENZA DESCRITTIVA, quando il narratore fornisce al lettore un ritratto più o meno particolareggiato dell'indole, del comportamento e/o dell'aspetto fisico di uno o più personaggi.
3) una SEQUENZA DIALOGICA, quando si instaura il dominio del discorso diretto e assistiamo, come sul palcoscenico di un teatro stabile, all'interazione verbale tra due o più personaggi (il monologo, invece, può essere assimilato alla tipologia di sequenza che illustriamo al punto 4 di siffatto elenco).
4) una SEQUENZA RIFLESSIVA, quando il narratore si riserva un manzoniano "cantuccio", in cui abbandonarsi a considerazioni e riflessioni personali sulla personalità, la condotta e il modo di essere di uno dei protagonisti della storia, oppure quando viene illustrato un pensiero o un elenco di pensieri, persistenti nella mente del protagonista.
NB: le sequenze elencate ai punti 2 e 4 sono quelle parti del testo narrativo in cui abbiamo un'azzeramento dello scorrere del tempo, in cui, pertanto, non è percepibile né il tempo reale né il tempo della narrazione. Ci sono romanzi e racconti che abbondano di sequenze descrittive e riflessive e, per questo, sono sovente bollati dalla maggior parte dei membri del pubblico dei lettori come "opere lente", noiose, barbose. Un esempio tra tutti è il romanzo del mio odiatissimo (è abbastanza chiaro che lo detesto profondamente?) Gabriele D'Annunzio:
Le stanze andanvansi empiendo a poco a poco del profumo ch'esalavan ne' vasi i fiori freschi. Le rose folte e larghe stavano immerse in certe coppe di cristallo che si levavan sottili da una specie di stelo dorato slargandosi in guisa d'un giglio adamantino, a similitudine di quelle che sorgon dietro la Vergine nel tondo di Sandro Botticelli alla Galleria Borghese. Nessun altra forma di coppa eguaglia in eleganza tal forma: i fiori entro quella prigione diafana paiono quasi spiritualizzarsi e meglio dare imagine di una religiosa ed amorosa offerta. (Cfr. G. D'Annunzio, Il piacere, introduzione di P. Gibellini, prefazione e note di I. Caliaro. Garzanti, Milano 1995, pp. 7-8)
Questa connessione logica tra tipologia della sequenza e percezione dei tempi e dei luoghi di una narrazione ci consente di introdurre la questione del krònos e del tòpos.
LA PERCEZIONE DEL TEMPO E DELLO SPAZIO
Le vicende di un qualcosa che ci viene narrato appartengono in genere al passato, che è appunto la dimensione cronologica della narrazione per eccellenza. Una narrazione contenuta in un romanzo o in una novella può sintetizzare una decade in poche pagine o dilatare un singolo istante di vita dall'incipit alla conclusione del testo stesso. Il tempo della narrazione, pertanto, non corrisponderà mai con quello reale, in quanto sul piano della finzione letteraria subirà costantemente accelerazioni e rallentamenti, nonché i dilegui che accompagnano le sequenze descrittive e riflessive, in cui il flusso del tempo viene inesorabilmente arrestato.
Per quanto la seconda categoria della sensibilità, ovvero lo spazio, in narratologia si segue generalmente una classificazione dicotomica tra spazio esterno e spazio interno. In questa sede, non mi interessa tanto stabilire delle etichette per suggestioni spaziali di una narrazione, quanto intendo consigliare di prestare attenzione alla plasticità e alla stereometria dello spazio del racconto. Ogni lettore dovrebbe imparare ad apprezzare le immagini relative allo spazio che vengono suggerite dal narratore, che siano paesaggi urbani o agresti, e notare il significato che lo spazio riveste nell'economia di un racconto, se ha un ruolo preponderante, perché vuole suggerire un parallelo con l'umore momentaneo di uno dei protagonisti, o se è scarno e quasi inesistente, quando l'attenzione del lettore deve essere indirizzata su altri particolari.
LA CARATTERIZZAZIONE DEI PERSONAGGI
Ciò che rende, infatti, la letteratura l'attività umana funzionale all'educazione sentimentale delle nuove generazioni è proprio la componente umana. Ogni analisi del testo narrativo che si rispetti non dovrebbe in alcun modo prescindere da un'attenta considerazione della gente presente nel racconto stesso. Occorre comprendere le cause prime delle azioni dei protagonisti, ascoltare attentamente le loro parole, meditare il fluire dei loro pensieri. Solo attraverso il confronto con le presenze umane del mondo della letteratura potremo riflettere sulla giustizia, l'amore e l'amicizia, gli orrori della guerra, la tristezza ed il dolore, sul rancore ed il perdono. Nei libri c'è un'umanità eterogenea e mutevole: ci innamoreremo alla follia di alcuni personaggi e detesteremo a morte altri. Nella mia personale esperienza da lettore, da adulto ho apprezzato moltissimo la conversione dell'Innominato (uno dei "cattivi" de I promessi sposi) e quelle lacrime, che dall'infanzia non gonfiavano più i suoi occhi, hanno commosso anche me e mi hanno fatto riflettere sul fascino delle persone fragili.
Ritengo che sia molto più importante mettere nero su bianco riflessioni sull'indole e la psicologia delle persone di cui facciamo la conoscenza attraverso i testi narrativi piuttosto che badare all'individuazione del protagonista, dell'antagonista, del buono e del cattivo, dell'aiutante, del servo astuto, dello scemo del villaggio, della meretrice, del vecchio brontolone e della fanciulla vezzosa.
LA RICOMPOSIZIONE DELL'EQUILIBRIO
Una verità assoluta che nessuno può negare è che ogni storia, anzi forse la stessa storia del genere umana umano, è fondamentalmente la messa in discussione di un status quo, compromesso da un evento improvviso e quasi sempre inaspettato. E' come se in ogni racconto potessimo ravvisare un prima e un dopo scandito dall'incidente fatale, che costituisce il perno della narrazione. In un certo senso, anche le nostre rispettive esperienze biografiche vengono alterate da un accadimento, negativo o lieto che esso sia. L'equilibrio iniziale viene scomposto e tutta la narrazione non sarà altro che una rassegna più o meno estesa delle azioni che i protagonisti intraprenderanno per ricomporre una nuova situazione statica, la quale difficilmente sarà fedelmente uguale a quella incipiente.
Recentemente ho divorato un romanzo che ha riscontrato ampio successo presso la comunità dei lettori on line. L'opera in questione è Cambiare l'acqua ai fiori di Valerie Perrin. Ciò che mi ha colpito di questo testo è stata la peculiare distribuzione del corpo narrativo: nel primo quarto del libro la narratrice omodiegetica alterna la narrazione del suo immediato passato con la cronaca della sua esistenza quotidiana; non si ravvisano spie di alcun evento che possa motivare la pubblicazione di un romanzo su una storia del genere. Successivamente, Violette (la protagonista del romanzo) svela l'entità di quel dramma che veniva ben celato dal grigiore di una vita ogni giorno sempre uguale a sé stessa. Si scopre pertanto che il personaggio principale è un essere in divenire, incompleto, tagliato, alla ricerca di risposte, di una base solida su cui poggiare saldamente i piedi.
La ricerca di un nuovo equilibrio è un percorso scandito da momenti di tensione che vengono disposti in un climax ascendente, fino all'evento che segna la RICOMPOSIZIONE DELL'EQUILIBRIO, detta SPANNUNG nel gergo dei narratologi.
Non dobbiamo sottovalutare questi momenti di tensione, in quanto sono gli espediendi che ci tengono incollati alla pagina e spesso ci inducono a fare le due di notte, a perdere ore di sonno e a sprecare energia elettrica. Non a caso, in alcune serie televisive, le singole puntate si chiudono con un momento di enfasi e tensione emotiva.
IL MESSAGGIO DELL'AUTORE
Qualsiasi tipologia di romanzo incontri il nostro favore, quasi sempre l'esigenza che ci ha portato ad acquistare un libro di narrativa non è sempre e soltanto l'intrattenimento, ma inevitabilmente siamo spinti alla lettura anche e soprattutto perché di essa possiamo arricchirci. Tutte le volte che non sentiamo questa tensione e siamo tentati di abbandonare a metà la lettura di un libro è quando siamo in totale disaccordo con quanto l'autore esprime tra le righe. E questo può capitarci anche con romanzi che comunque ci piacciono. Pur avendo amato il suddetto romanzo della Perrin, infatti, la sua lettura è stata però contraddistinta da momenti di stanchezza, cagionati da una particolare concezione della sessualità e della fedeltà coniugale che sicuramente non è affatto congruente con la mia. Ma, d'altronde, il mondo è bello perché è vario.
Leggere pertanto non è soltanto trascorrere qualche ora in buona compagnia; significa anche:
- adottare un punto di vista, fino a quel momento per noi totalmente inedito;
- corroborare le nostre convinzioni;
- dare un nuovo senso a parole che abbiamo usato poco o affatto;
- imparare tout court;
- dare un nome ai nostri sentimenti, alle nostre emozioni, alle nostre gioie e ai nostri dolori;
- compiere un passo in avanti lungo la nostra evoluzione umana e morale:
I dodici euro, necessari per acquistare un tascabile della Feltrinelli, che sembrano così mal spesi agli occhi dei miei studenti e delle mie studentesse, sono in realtà paragonabili ad un ticket per una visita specialistica mirata a risolvere i problemi di salute dell'anima.
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