LA MALINCONIA DEI CREPUSCOLARI

I CREPUSCOLARI


Genesi del movimento


Quando è stata utilizzata per la prima volta la definizione di poesia crepuscolare e da chi? Lo scrittore e poeta Giuseppe Antonio Borgese in un suo articolo pubblicato nel 1910 sul quotidiano “La Stampa” utilizzò l’aggettivo esornativo crepuscolare (ovvero relativo al crepuscolo, al tramonto), per definire tutte quelle raccolte poetiche, pubblicate nei primi anni del XX secolo, che segnavano la conclusione di una stagione letteraria rappresentata soprattutto dalla solennità ed il prestigio della lirica di Giosuè Carducci e di Gabriele D’Annunzio. 



  fig. 1: Giuseppe Antonio Borgese nel suo studiolo


Chi sono i maestri spirituali dei poeti crepuscolari? 

Nella seconda metà del Novecento, sia in Italia che all’estero, si diffonde il gusto per una poesia che celebri la semplicità del quotidiano, la natura campestre, gli oggetti umili e dimessi che popolano le case dei borghesi, degli artigiani e dei contadini. Si veda, ad esempio,  la poetica del fanciullino, promossa da Giovanni Pascoli, non a caso definito da Pier Paolo Pasolini pietra miliare della poesia del Novecento.


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fig. 2: Ritratto fotografico di Giovanni Pascoli.

fig. 3: Silvestro Lega, Il pergolato, 1868, olio su tela, Milano, Pinacoteca di Brera.


Quali sono i contenuti del loro ipotetico manifesto programmatico?

Non si tratta di una scuola vera e propria, i cui membri hanno espresso concordemente una comunione di intenti poetici. I poeti che oggi sono classificati come crepuscolari provengono da aree geografiche distinte e distanti, hanno diverse esperienze di vita, non hanno consumato mai tra di loro un vero e proprio sodalizio culturale. 


Ad unirli è una poetica orientata verso specifiche scelte stilistiche e tematiche come il linguaggio dimesso, affatto magniloquente e la celebrazione della noia, della malattia, della tristezza, della fragilità della condizione umana.


fig 4: Giuseppe Pelizza da Volpedo, La processione, 1895, olio su tela, Milano, Museo della scienza e della tecnica

Scrive ad esempio Sergio Corazzini in Desolazione del povero poeta sentimentale (vv. 10-16): 

Io voglio morire, solamente, perché sono stanco;/ solamente perché i grandi angioli/ su le vetrate delle cattedrali/ mi fanno tremare d’amore e/ d’angoscia; solamente perché, io sono, oramai,/ rassegnato come uno specchio,/ come un povero specchio melanconico.

fig. 5: ritratto fotografico del poeta Sergio Corazzini

Protagonista di molte poesie è il borghese medio, così trasandato e dozzinale nel suo stile di vita e nelle sue scelte; ad esempio, al superuomo dannunziano, all’esteta come Andrea Sperelli si sostituisce Totò Merumeni, il borghesuccio piccolo piccolo (Totò Merumeni, vv. 17-24): 

fig. 6: ritratto fotografico del poeta Guido Gozzano.


Totò ha venticinque anni, tempra sdegnosa,

molta cultura e gusto in opere d’inchiostro,

scarso cervello, scarsa morale, spaventosa

20 chiaroveggenza: è il vero figlio del tempo nostro.

Non ricco, giunta l’ora di «vender parolette» (il suo Petrarca!...) e farsi baratto o gazzettiere, Totò scelse l’esilio. E in libertà riflette

ai suoi trascorsi che sarà bello tacere.

(Guido Gozzano, Totò Merumeni, vv. 17-24)

Si indugia sulla rappresentazione delle ville disabitate, degli interni delle case, dei cimiteri, dei parchi pubblici, delle strade al crepuscolo, degli oggetti e delle suppellettili di cattivo gusto:

Ancora non è accesa la lucerna, ma la stanzetta è tutta chiara e brilla a tratti con la fiamma che sfavilla, con un'occhiata lucida, materna. E mentre il vento strepita di fuori, e batte alle finestre con dispetto, noi c'indugiamo presso il caminetto, che allegramente scalda i nostri cuori... E quasi grati siamo al freddo inverno, al freddo inverno e al suo più freddo mese, che un amico ci dà tanto cortese, che un fratello ci dà tanto fraterno.

(Marino Moretti, Caminetto


I crepuscolari realizzano una poesia che non ha alcun intento di scuotere le coscienze, che non vuole trasformarsi in letteratura di impegno, ma che è espressione del ripiegamento in sé di un poeta dall'animo sensibile che cerca di fuggire dal grigiore e dal malessere diffuso nella società contemporanea.


Se è vero che ut pictura poesis, cioè che la pittura Le liriche di questi autori sono come nature morte, vedute urbane illuminate dalla luce diafana del sole al tramonto, scene di genere in cui emerge un saggio dell’esistenza quotidiana del piccolo borghese di provincia nell’ultimo scorcio del XIX secolo. 

I poeti più rappresentativi della poesia crepuscolare sono:

  1. il romagnolo Marino Moretti (1885-1979);

  2. il romano Sergio Corazzini (1886-1907);

  3. Il torinese Guido Gozzano (1883-1916).


Vi sembra che la voce dei poeti crepuscolari sia troppo languida, piena di tristezza e di autocompiacimento del proprio dolore? Credete che non siano per niente attuali e che la loro poesia non possa assumere alcun significato per il lettore moderno di giovane età? Allora date un'occhiata ad alcuni video su TikTok, o a qualche account Instagram, per rendervi conto che il ripiegamento su sé stessi la malinconia suscitano un certo fascino anche nell'era digitale:





Ostentazione di stati di ansia, di depressione,  di disforia e gusto per la rappresentazione della propria condizione patologica: anche l’umanità dei social non sembra essere così gioiosa e piena di vita. Non avremmo torto se definissimo questi contenuti crepuscolari.


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