L'ANIMA DEL TESTO: COERENZA E COESIONE



Le parole coerenza e coesione, così frequenti sulla bocca dei docenti di lettere (quante volte siamo stati accusati di aver prodotto degli scritti poco coesi, caratterizzati da periodi “slegati”?), riguardano prevalentemente il testo scritto. Con un occhio alle definizioni stampate su tutti i manuali scolastici di grammatica italiana oppure nei libri dei più noti linguisti italiani, è possibile così ricostruire le generalità del testo: unità linguistica costituita da più di una frase, caratterizzata da unità tematica, coerenza e coesione. 

Il testo scritto, ma anche il discorso orale, per essere funzionale ed efficace ha, pertanto, bisogno dei suddetti requisiti. 

Non è raro però, soprattutto per chi insegna lingua italiana e spesso è alle prese con la correzione dei testi dei propri studenti, sentir chiedere dai medesimi delucidazioni in merito al valore semantico della parola coerenza e coesione.


LA COERENZA


Se un amico, o un’amica, dopo averci incontrato per strada, avermi salutato con un abbraccio ed un bacio, offerto il pranzo e riaccompagnato a casa, non prima di avermi fatto dono di un libro, mi urla improvvisamente che mi odia con ogni fibra del suo essere e che non vuole rivedermi mai più per il resto della sua vita, dunque, oltre a consigliargli o consigliarle di recarsi immediatamente da un bravo terapeuta, penso subito che il suo contegno sia stato incoerente (dapprima amore, poi mostro sanguinario). 

La coerenza nei rapporti umani è mantenere il medesimo comportamento, nonostante il mutare delle circostanze. Nei testi si traduce con un continuo riferimento, all’insegna della variatio formale, al tema principale. Un esempio di incoerenza testuale (in questo contesto progettata a bella posta) è il titolo sbattuto sull’apice della prima pagina del quotidiano “Libero” del 23 gennaio 2019: Calano fatturato e Pil ma aumentano i gay.





Il titolo, evidentemente provocatorio e di sicuro non lusinghiero nei confronti dell’omosessualità, mette in relazione due topic che non hanno alcun legame logico tra di loro. 

Dunque, affinché un testo sia coerente, è necessario che il tema principale si mantenga come il sottofondo essenziale del discorso o del testo. Se parlo di mele, non posso poi discutere di arance: il prima deve consentire a chi legge o ascolta di prevedere il dopo. 

Ma la coerenza testuale è un dono dello Spirito Santo? Una Virtù teologale? Oppure esistono degli regole per produrre sempre e comunque testi coerenti? Per il compianto mister italiano, Luca Serianni, la coerenza testuale ha una triplice configurazione:

  1. la coerenza grammaticale, per cui occorre rispettare le concordanze di genere e numero, nonché i rapporti temporali e spaziali: * In quei giorni Gesù vennero da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni; 
  2. la coerenza semantica, con cui ha puerilmente giocato il titolista di Libero per l'edizione del 23 gennaio 2019; tuttavia, si può essere semanticamente incoerenti anche adottando infelici scelte lessicali, ad es. coltivare i figli, che non sono propriamente dei pomodori, invece di educare i figli (cfr. SERIANNI, 2003: 35);
  3. la coerenza stilistica, per cui sarebbe impossibile per un relatore di un convegno dottorale ricorrere nel suo intervento a forme tipiche della lingua degli incolti. Allo stesso modo in un verbale di polizia sarebbe davvero comico leggere Il carcerato ha fregato le guardie ed è diventato uccel di bosco, al posto di Il detenuto ha eluso la sorveglianza e si è allontanato (cfr. Ibidem: 36).


Con il rispetto delle tre suddette forme di coerenza, è facile controllare che le argomentazioni sviluppate nel testo siano sempre congruenti con il tema principale del medesimo. Ovviamente, la coerenza da sola non è sufficiente a garantire la correttezza di un’unità testuale. 

Affinché questo status venga mantenuto, è necessario controllare anche la coesione. 


LA COESIONE


Si parla a ragione di coesione testuale quando tutte le componenti di un testo sono morfologicamente e sintatticamente legate. La coesione è una questione strutturale: se paragoniamo il testo ad un edificio, la mancata coerenza testuale può essere paragonata alla decisione di edificare i servizi sanitari a cinque chilometri dalla zona notte, o peggio: elevare le mura portanti, che sorreggeranno il solaio, senza aver solidificato le fondamenta; in questo caso, l'edificio crollerebbe magari nel momento meno opportuno. Allo stesso modo, un testo senza coesione non sta in piedi, è illeggibile e incomprensibile. 

La coerenza, in effetti, riguarda più la sintassi che la linguistica testuale. 

Ma come si cementano le singole sezioni di un’unità lessicale?

Gli espedienti con cui un parlante o uno scrivente può realizzare la coesione si chiamano coesivi e connettivi.

I primi saldano parti del testo tramite antecedenti/referenti interni ed esterni (se esterni, gli antecedenti definiscono il contesto), realizzando quei legami che i teorici della linguistica testuale definiscono anafora (rinvio collocato dopo l’antecedente), catafora (rinvio collocato prima dell’antecedente) e deissi (antecedente collocato al di fuori del testo, nel cosiddetto contesto). 

Riassumendo un coesivo può essere un’anafora, una catafora o una deissi, a seconda della posizione del rinvio rispetto al suo relativo antecedente. Un rinvio si reifica nel testo tramite:

  • RIPETIZIONE. Per l'italiano delle origini ripetere non costituiva alcun elemento di disturbo; in seguito la teorizzazione bembiana prescrisse la variatio a tutti i costi: Dico adunque che, avendo Bonifazio papa, appo il quale messer Geri Spina fu in grandissimo stato, mandati in Firenze certi suoi nobili ambasciatori [...] essendo in casa di messer Geri smontati [...] avvenne che [...] messer Geri con questi ambasciatori del Papa tutti a piè quasi ogni mattina davanti a Santa Maria Ughi passavano, dove Cisti fornaio il suo forno aveva [...]. Boccaccio, Decameron, VI, 2 (esempio da LALA, 2021: 180). 
  • UN PRONOME (personale, dimostrativo, relativo), ad es. Se Paola veniva da Milano con un vestito nuovo, mia madre l'abbracciava e diceva: - Io ai miei figli, quando hanno un vestito nuovo gli voglio più bene -. Però le veniva subito voglia di farsene uno nuovo anche lei: non simile, perché i vestiti della Paola le sembravano sempre troppo complicati: lei se lo faceva fare "più stile grembiale" - Natalia Gizburg, Lessico famigliare, Einaudi, Torino 2014, p. 83 (prima edizione 1963)
  • UNA SOSTITUZIONE LESSICALE CON UN SINONIMO, UN IPERONIMO O UN IPONIMO, es. Il palazzo era quasi interamente occupato dal Crepa, ovverosia Credito Patrio, banca loggista e massone che amministrava gran parte del potere cittadino. Ora la banca era chiusa, ma si potevano vedere i piani alti illuminati, il portone blindato e una pantera della polizia in perenne vigilanza. Era un edificio di fine Ottocento, tetro e nerastro, rimodernato con marmi cimiteriali e brutte luminarie alogene - Stefano Benni, Achille piè veloce, Universale economica Feltrinelli, Milano 2005, p. 57; La prima visita di Angelica alla famiglia Salina da fidanzata si era svolta regolata da una regia impeccabile. Il contegno della ragazza era stato perfetto al tal punto che sembrava suggerito gesto per gesto, parola per parola, da Tancredi - Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Il gattopardo, p. 145.
  • UNA RIFORMULAZIONE MEDIANTE APPOSIZIONE O PERIFRASI, ad es. La nostra assiduità presso Rosaria, incominciata sul principio dell'inverno, durò fino ad inverno avanzato: epoca in cui, come vedremo, quelle nostre visite si diradarono per cessare, più tardi, del tutto. Fino ad allora, ogni passeggiata in compagnia di mio padre si terminava in quella casa. E se qualche padre timorato, qualche riverente e casta figlia vorrà sapere perché mai mio padre non si facesse scrupolo di condurre una innocente in una società così svergognata, io davvero non potrò dar loro una risposta che li soddisfi. [...] Non soltanto il nero, digraziato Francesco, ma la lucente, la superba Anna, non osavano affrontare il mondo se non armati di questo piccolo schermo: Elisa! - Elsa Morante, Menzogna e sortilegio, Einaudi, Torino, 2014, p. 489 (prima edizione 1948).
  • L'ELLISSI DEL SOGGETTO, ad es. Da allora, Agata visse nel monastero da estranea e da ribelle. # Continuava a partecipare con assiduità al coro, ma # saltava le messe, pur confessandosi regolarmente. # Ottemperava ai doveri di infermiera, che # vedeva come suo dovere civico e poi #passava il tempo leggendo, preparando le sue cucchitelle su cui ora dipingeva ibiscus e camelie, e facendo meravigliosi paperoles con piume di uccelli, cartine, fili tolti da stracci, foglie secche e fiori pressati. - Simonetta Agnello Horby, La Monaca, Universale economica Feltrinelli, Milano 2014, p. 221.

Le frasi e gli enunciati, confinati all'interno della porzione di testo compresa tra due punti fermi, sono coesi tra loro mediante parti del discorso, definibili come connettivi, secondo la terminologia specifica della linguistica testuale. La parola connettivo, in questo senso, non è sinonimo di congiunzione (DARDANO/TRIFONE, 1997: 470/471). 

I connettivi possono appartenere ad alcune parti del discorso:


1. congiunzioni (perché, dunque, ma, però, oppure, quando);

2. avverbi, come ad esempio con valore concessivo, veramente, assolutamente, certamente, allora, cioè;

3. segnali discorsivi, più tipici del parlato, appartenenti a diverse categorie morfologiche, a volte costituiti da veri e propri enunciati: mah, a questo punto, ad esempio, come volevasi dimostrare etc.


Le singoli frasi di un testo possono intrattenere rapporti di coordinazione, oppure, se una è subordinata all'altra, relazione di conseguenzialità, causa, concessione.


Da una piccola indagine condotta su INSTAGRAM è emerso che gli errori e le anomalie grammaticali più evidenti e fastidiosi per l’orecchio di un parlante medio siano ortografici e morfologici. Gli errori testuali, la violazione dei requisiti di coerenza e coesione, vengono spesso misconosciuti, non identificati o trascurati dagli stessi responsabili dell’educazione linguistica delle nuove generazioni. 


Considerando la loro fondamentale importanza, sono valori testuali che i "language addicted" farebbero bene a riscoprire ("Del resto i problemi di natura testuale saltano meno all'occhio di quelli ortografici e sintattici: non si tratta di verificare l'applicazione di regole, ma di analizzare relazioni concettuali sottili e a volte sfuggenti, specifiche in ogni testo", cfr. COLOMBO, 2011: 89). 


Riferimenti bibliografici


COLOMBO A. (2011), "A ME MI". Dubbi, errori e correzioni nell'italiano scritto, Milano, Franco Angeli editore.


DARDANO M./TRIFONE P. (1997), La nuova grammatica della lingua italiana, Bologna, Zanichelli. 


LALA L. (2021), Coesivi, in ANTONELLI G. et alii, a cura di, Storia dell'italiano scritto, vol. V, Testualità, Roma, Carocci, pp. 175-220.


MASTRANTONIO D. (2021), Connettivi, in Ibidem, pp. 221-257.


SERIANNI L. (2003), Italiani scritti, Bologna, Il Mulino.


IDEM (2006), Prima lezione di grammatica, Bari-Roma, Laterza


PALERMO M. (2015), Linguistica italiana, Bologna, Il Mulino.

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