È LUI? OPPURE EGLI?

 




L’uno e l’altro in essa sono nati e lui, la mantiene salda (Salmo responsoriale n. 86)

Egli vive e regna nei secoli dei secoli (dopo la Comunione, messa del 3 ottobre 2023)

Sentirò cosa sa dir lui, quest’uomo (Alessandro Manzoni, I Promessi Sposi, XXII) 

Ma egli, persuaso in cuore di ciò che nessuno il quale professi cristianesimo può negar con la bocca, non ci essere giusta superiorità d’uomo sopra gli uomini, temeva le dignità, e cercava di scansarle (Ibidem) 

Il titolo del presente post è decisamente poco inclusivo: spontaneamente ho operato una sovraestensione del genere linguistico maschile. Come è universalmente noto infatti, a differenza dei sostituenti di prima, seconda, quarta e quinta, i pronomi personali soggetto di terza e di sesta persona sono variabili non solo per numero, ma anche per genere. 

Oltre alla distinzione tra forme toniche e atone, tra pronomi soggetto e complemento (diretto o indiretto), la famiglia dei pronomi personali di terza e sesta persona è talmente numerosa e variegata, che incorrere in un errore grammaticale, quando si seleziona l’una o l’altra forma in un determinato contesto diafasico, è estremamente semplice. 

Anche limitandosi al gruppo dei sostituenti di terza persona soggetto, nonostante le semplificazioni e le teste di toro tagliate, in atto nell’italiano contemporaneo, non è raro trovare nei manuali scolastici una vasta gamma di scelte, ognuna delle quali è difficilmente riconducibile ad una specifica funzione:

  • Egli - pronome personale soggetto in sostituzione di un antecedente singolare di genere maschile, indicante un essere umano; 
  • Lui - idem come Egli; 
  • Ella - pronome personale soggetto in sostituzione di un antecedente singolare di genere femminile, indicante un essere umano.
  • Lei - idem come Ella;
  • Esso - pronome personale soggetto in sostituzione di un antecedente singolare di genere maschile, indicante un animale, un oggetto o qualsiasi altra entità inanimata;
  • Essa - pronome personale soggetto in sostituzione di un antecedente singolare di genere femminile, indicante un animale, un oggetto o qualsiasi altra entità inanimata;
  • Essi  - pronome personale soggetto in sostituzione di un antecedente plurale di genere maschile, come ad esempio i frati minori, gli opossum, i gatti, i sette vizi capitali, i doni dello Spirito Santo e via discorrendo. 
  • Esse - pronome personale soggetto in sostituzione di un antecedente plurale di genere femminile, come ad esempio le Vestali, le api, le formiche, le virtù teologali, le strade di Roma e via discorrendo;
  • Loro - pronome personale soggetto, invariabile nei due rispettivi generi linguistici, indicante uomini, donne, cani, gatti, gioie, dolori, lettere e testamenti. 

Il vaso di Pandora dei pronomi personali soggetto di terza e sesta persona è stato aperto quando, un bel giorno, un innocente membro della comunità dei parlanti la lingua italiana ha spontaneamente selezionato le forme oblique lui, lei, loro (ergo utilizzate con la funzione logica di complemento diretto o indiretto all'interno della frase semplice) per individuare un soggetto agente. 

Nel corso dell'evoluzione diacronica dell'italiano nazionale, quest'ultime forme (attestate già con una sensibile frequenza in Boccaccio e in altri scrittori attivi nella seconda metà del XIV secolo, cfr. LALA, 2021: 206) hanno guadagnato spazio nell'enciclopedia mentale dei parlanti nativi, fino a prevalere, soprattutto nei contesti diafasici più informali, sulle forme indimenticabilmente prescritte da Pietro Bembo nel terzo libro del suo trattato in forma di dialogo sulla favella in volgare (Cfr. PATOTA, 2018: 329 - “Bembo esclude, come già aveva fatto Fortunio, le forme lui, lei, e loro dalla serie dei pronomi personali soggetti di terza persona singolare (composta dai maschili elli, ello, egli, ei e dal femminile ella) e plurale (composta dai maschili elli, egli, eglino, ei, è e dal femminile elleno. Un’analoga esclusione caratterizza la tradizione delle grammatiche del secondo Ottocento e del primo e pieno Novecento esaminate da Catricalà e da Bachis: alcune la ripropongono tale e quale; altre non la estendono all'uso familiare; altre ancora sembrano non occuparsene, ma di fatto se ne occupano perché non inseriscono lui, lei e loro nella lista dei pronomi personali che possono fungere da soggetto").

Comunque, l’eziologia del dominio incontrastato di egli, ella, esso, essi, esse sul trono dei sostituenti-soggetto di terza e sesta persona e della loro duratura persistenza nel tempo all’interno degli stessi schemi sinottici, illustranti una qualsivoglia flessione verbale (per diversi decenni osservati come modelli normativi da innumerevoli schiere di apprendenti), è riconducibile alla codificazione del Bembo e del Fortunio (cfr. FORNARA, 2014, un dogma indiscutibile, anche dopo il 2000, in alcuni corpora testuali relativi al cosiddetto italiano delle maestrine, o meglio italiano scolastico, si veda CAGNAZZI, 2005: 271-273)

Nonostante il dogma grammaticale, per cui la forma obliqua lui in qualità di soggetto è da ritenersi emendabile, nella dimensione del parlato, dove si annida la cellula germinale di ogni ventura norma grammaticale, le scelte degli italiani, anche a livello di lingua locale (ROHLFS, 1963: 135-136), propendono verso la suddetta opzione.

Tale situazione si era già delineata nei momenti storici, paralleli alle vicende che condussero all’Unificazione politica e nazionale del nostro paese. La conferma definitiva di ciò è data dall'analisi linguistica dell'edizione de I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni del 1840. Come è universalmente noto, oltre ad aver individuato un moderno standard linguistico, il Manzoni infarcì il suo testo di svariate inferenze diamesiche, per conferire maggior realismo al suo racconto. Quindi, gli usi linguistici dei personaggi che popolano il romanzo manzoniano sono i medesimi dei fiorentini colti, contemporanei al grande prosatore milanese. Nel testo dell’edizione de I Promessi Sposi del 1927, le occorrenze del pronome personale soggetto egli sono ben 862; nella Quarantana, il medesimo pronome compare soltanto 64 volte. Inversamente proporzionale nella prosa di Manzoni è l'evoluzione della fenomenologia di lui in funzione di soggetto: nel 1827 si registrano zero occorrenze; nel 1840, le attestazioni di lui arrivano a 200 (dati da SERIANNI 1988: 208).

La domanda nasce spontanea: ma perché l’italiano deve disporre di un pattern di sostituenti di terza e sesta persona così copioso? Da dove si è originato un tale caos pronominale? 

Grazie agli studiosi di grammatica storica delle varietà italo-romanze possiamo ricostruire la genesi dei pronomi personali italiani partendo dal latino volgare.

Quasi tutti i sostituenti di terza e sesta persona si originano dal dimostrativo ILLE (che tra l’altro offre anche la base etimologica per l’articolo determinativo, alcuni clitici e per il dimostrativo di terzo grado di approssimazione, quello-a). Ho scritto quasi, perché alcune forme si originano da IPSE (TEKAVČIĆ, 1980: 182-201; D'ACHILLE, 2019: 92-95): 

La forma al nominativo ILLE si trasformò in ILLI, da cui, mediante palatalizzazione della laterale e fusione timbrica della I breve con la E lunga, si ebbe EGLI; la medesima trafila caratterizza la trasformazione di ILLA in ELLA. 

Dal pronome identificativo IPSE, si ricavano:

  1. IPSUM > IPSU > ISSU > ESSO
  2. IPSAM > IPSA > ISSA > ESSA
  3. IPSI > ISSI > ESSI 
  4. IPSAE > IPSE > ISSE > ESSE

(la I incipiente la forma subisce un abbassamento anetimologico sull’asse palatale è una successiva fusione timbrica con la E; il nesso consonantico PS si semplifica per assimilazione regressiva in SS).

Lui, lei e loro sono invece nati dalle forme oblique del dativo singolare, maschile e femminile, e del genitivo plurale ILLORUM, generalizzato per tutti e tre i generi della morfologia del latino. 

In particolare, alcune uscite della flessione del pronome ILLE si trasformarono per effetto dell’analogia con altri pronomi come il relativo QUI, QUAE, QUOD (in particolare le forme del genitivo singolare CUIUS e del dativo singolare CUI): per influenza del dativo singolare CUI sul medesimo caso della declinazione di ILLE si ha ILLUI.

Da quest’ultimo si sviluppa LUI per aferesi della prima sillaba.

Relativamente al corrispondente femminile il discorso si complica: dapprima influenzato dalle desinenze della prima declinazione della morfologia nominale della lingua latina, il dativo singolare femminile ILLI si muta dapprima in ILLAE, per poi approdare misteriosamente alla forma ILLEI (forse per influenza dei sostantivi della quinta classe?). Sempre per effetto dell’aferesi della prima sillaba, da ILLEI si origina LEI. 

L’aferesi di ILLORUM, insieme all’abbassamento anetimoligico della U breve sull’asse velare e la caduta di M finale, produrrà il pronome obliquo plurale LORO. 

Tutto questo noiosissimo discorso è utile per ribadire che, in effetti, i veri eredi al trono del regno dei sostituenti soggetto di terza e sesta persona dovrebbero forse essere quelli derivati dalle forme del nominativo, il caso del soggetto: EGLI, ELLA, ESSI, ESSE. 

Le forme oblique infatti marcano i complementi indiretti. Ma d’altronde, se tutti i membri di una cospicua comunità di parlante decide nel corso dei decenni e dei secoli di ricorrere alla forma del dativo per individuare il soggetto della frase semplice, c’è poco da fare: De Saussure ci ha insegnato che solo la parole genera le innovazioni linguistiche, non la langue in sé. 

Ma come descrivere la situazione dei sostituenti di terza e sesta persona nell’ambito dell’italiano contemporaneo? Facciamo un po’ di chiarezza: Luca Serianni (SERIANNI, 1988: 207-209; IDEM, 2003: 29-34; IDEM, 2006: 80-88) ha ripetuto in più occasioni che egli sopravvive oggi solo nell'italiano delle produzioni scritte scolastiche ed ella sa di vecchiume di antiquariato, spolverato sporadicamente nel registro burocratico. Tuttavia, ha ribadito nelle medesime sedi che egli e lui non sono intercambiabili, e, se egli rimane il vero pronome anaforico di terza persona, l’uso di lui in funzione di soggetto deve essere limitato ai casi in cui il tema viene sottolineato con nuove informazioni (Ma che ne dice Carlo? Ah, lui non dice nulla: lo sai com’è fatto!), oppure quando il soggetto tematico viene posposto (Chi l’ha detto? L’ha detto lui)

L’opinione principale, di gran lunga tramandata da diversi testi di linguistica italiana (D’ARDANO TRIFONE, 1997: 236-238; D’ACHILLE 2019: 114; DE SANCTIS/ PRANDI, 2021, COLOMBO, 2011: 61-65), è che lui/lei/loro come soggetto siano comunque tipici del parlato e assolutamente obbligatori in determinati enunciati, mentre egli, ella, esso-a-i-e possono essere relegati tranquillamente nei contesti diafasici letterari e più formali.

D’altronde, ci colpirebbe non poco udire dalla bocca di una mamma, impegnata in una conversazione informale con una vicina di casa: “Mio figlio ha avuto il debito in matematica. Egli la matematica la odia proprio!”.

La bella notizia è che l’italiano è una lingua PRODROP e il più delle volte non è necessario costruire una ripresa anaforica con il pronome personale soggetto: l’omissione del soggetto non compromette  l’intelligibilità del testo. Anzi, data la complessità del fenomeno, non mi stupirei se l’esigenza di una più agevole economia cognitiva ci spinga tutti a praticare sempre più frequentemente quest’ultima strada. 

Riferimenti bibliografici

  • CAGNAZZI M.R. (2005), Analisi di fenomeni grammaticali in elaborati scolasticibdel triennio delle superiori, in "ACME", LVIII, pp. 269-302.
  • COLOMBO A. (2011), "A me mi". Dubbi, errori, correzioni nell'italiano scritto, Milano, Franco Angeli.
  • DARDANO M./TRIFONE P. (1997), La nuova grammatica della lingua italiana, Bologna, Zanichelli.
  • DE SANCTIS C./PRANDI M. (2021), Grammatica italiana, essenziale e ragionata. Per insegnare, per imparare, Torino, Utet.
  • D'ACHILLE P. (2019), L'italiano contemporaneo, Bologna, Il Mulino.
  • IDEM (2019), Breve grammatica storica dell'italiano, Roma, Carocci.
  • LALA L. (2021), Coesivi, in MOTTOLESE et alii, a cura di, Storia dell'italiano scritto, cap. V, Testualità, Roma, Carocci, pp. 175-220.
  • PATOTA G. (2018), Il fantasma delle "Prose". L'eredità di Pietro Bembo nella grammaticografia scolastica italiana, in "Italiano LinguaDue", n. 1, pp. 326-336.
  • ROHLFS G. (1963), Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti, vol. II, Morfologia, Bologna, Il Mulino.
  • SERIANNI L. (1988), Grammatica italiana. Italiano comune e lingua letteraria. Suoni, forme e costrutti, Torino, Utet.
  • IDEM (2003), Italiani scritti, Bologna, Il Mulino.
  • IDEM (2006), Prima lezione di grammatica, Bari-Roma, Laterza
  • TEKAVČIĆ P. (1980), Grammatica storica dell'italiano, vol. II, Morfosintassi, Bologna, Il Mulino.

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