W LA LETTURA!

 Caro Lettore, cara Lettrice,

mi rivolgo a te, anche se non so davvero chi tu sia, se dall'altra parte dello schermo del tablet o dello smartphone si nasconde uno studente un po' demotivato, ma molto intelligente, oppure se le parole che consegno all'etere vengono accolte e conservate da una ragazza timida, molto insicura, ma che certamente raggiungerà vette altissime.


Io sono un signor nessuno, non sono affascinante, non ho successo, la mia vita è di una semplicità francescana: studio, scrivo, impasto e sforno biscotti, coccolo le mie gatte, ma soprattutto leggo tanto, tantissimo; adoro entrare in libreria, curiosare tra le novità editoriali esposte sugli scaffali, scoprire un nuovo autore o una nuova autrice del cuore, annusare l'inebriante odore di carta e colla tra una pagina e l'altra, leggere silenziosamente almeno le prime venti pagine del romanzo che forse acquisterò (trenta se la libreria in questione è arredata da comode poltroncine).

La lettura non è solo un'attività che mi fa sentire intelligente e alfabetizzato. Io non leggo e non dichiaro di leggere tanto per moda, per darmi un tono, o per sentirmi migliore del resto dell'umanità che mi circonda. Non è scontata retorica dire che la lettura mi ha aiutato a meglio interpretare me stesso e gli altri: grazie ai libri che ho letto, senza che qualcuno mi imponesse di leggerli, ho imparato il 95% delle conoscenze che compongono attualmente il mio corredo culturale; ho imparato che cos'è l'amore, l'odio, la passione, la pace, la guerra, l'amicizia, la tristezza, la solitudine, la semplicità, l'avidità, l'invidia; ho imparato valori che, considerando il contesto socio-culturale in cui sono nato e cresciuto, non avrei mai imparato, se non dai libri, i miei più preziosi amici di una vita.

Sì, è vero, sono un insegnante di belle lettere, vengo pagato per sponsorizzare la lettura, per imporla alla comunità studentesca come una medicina amara inzuccherata. In verità, non credo sia esatto definire la lettura un amaro medicamento: lo sforzo della lettura non può essere minimamente paragonato a quello di andare in palestra, sottoporsi ad una depilazione dall'estetista, rimanere in fila, in piedi, alle porte di uno stadio, in attesa che aprano i cancelli, per assistere ad una partita di calcio o al concerto della nostra band musicale preferita. Si può leggere dappertutto, sarà sufficiente, all'inizio, disporre di un luogo silenzioso e ben illuminato; poi, una volta innescata la passione, avrai voglia di leggere anche sui mezzi pubblici di Roma (e, credimi, la città di Dite al confronto sembra una spiaggia del Salento). 

Ovviamente, occorre anche saper leggere e prestare attenzione alle particolarità narrative e testuali del romanzo che hai adottato. Senza alcuna presunzione da parte mia, senza alterigia o snobismo intellettuale, voglio, pertanto, proporti un elenco di prassi che trasformano la lettura dei romanzi, che scelgo o che mi vengono regalati, in una buona medicina per il mio cervello e per la mia anima.

Sei pronto? Sei pronta? Bene, cominciamo!

Il tempo e il luogo per leggere sono più importanti di quanto tu possa pensare.

All’interno del tempo che hai a disposizione di una giornata, ritaglia quotidianamente un’ora, ma anche semplicemente venti minuti, per dedicarti anima e corpo alla lettura di un racconto, di un romanzo, di una novella, di una fiaba etc. 

Se sei un’allodola e ti svegli quando il sole è appena sorto, approfitta del silenzio quasi metafisico del mattino per leggere le parole di quegli autori, antichi e moderni, a cui vuoi dare una possibilità. 

I gufi prediligeranno la sera, se non la notte: anche in questo caso il silente riposo del mondo sarà alleato della tua concentrazione.


Chi ti scrive è un lettore, distratto e disordinato, solito leggere su un comodo divano, o peggio a letto, sotto le coperte. Disgrazia vuole che io viva con due gatti, che, al contrario di quanto sostiene la vulgata a proposito di loro, sono animali affettuosi predisposti al contatto fisico: le loro fusa sono uno sfacciato invito al sopore. 

Dunque, evita di leggere disteso su una superficie accogliente, calda e morbida; a meno che il libro che tu stia leggendo non sia per te particolarmente “motivante”.


Oggi abbiamo a disposizione un copioso florilegio di generi narrativi, e orientarsi su un testo che possa accendere la nostra passione per la lettura (e predisporci a diventare dei lettori) può essere un fastidioso ostacolo.

Io, ad esempio, amo Stefano Benni, perché conosce profondamente la lingua italiana, e i suoi romanzi sono spassosissimi, pieni di personaggi bizzarri, molto simpatici, a volte folli. 

Mi piace anche leggere le opere di Murakami, dato che la cultura nipponica, i misteri intricati, i gatti, la sapiente e originale mistura di magia e verosimiglianza, hanno un forte ascendente su di me.


Gli attori anzitutto, come vedi, non sono né belli né prestanti. Mettono in scena un eros alla portata di tutti. Qui i porno divi hanno uccelli modesti, difficoltà di erezione e si addormentano a metà coito, facendo sentire gli spettatori degli stalloni. Sonnolenza carnale è stato uno dei miei primi successi.  Le porndive godono dicendo “non c’è male” e non urlano, spesso durante il coito leggono o si smaltano le unghie. La più amata è Patty Patient, per la perseveranza che mette nell’eccitare oralmente il partner (Stefano Benni, Prendiluna, Milano, Feltrinelli, 2017, p. 86).


Se sei un appassionato di storia, allora le biografie e i romanzi storici potrebbero tenerti incollato o incollata alle sue pagine.  

Se sei innamorato, o innamorata, di qualcuno o di qualcuna, se cerchi l’amore della tua vita, se sogni di incontrare la tua Beatrice o il principe azzurro, secondo me dovresti optare per i romanzi sentimentali. 

Se il tuo lavoro è massacrante, stressante, e non hai neanche il tempo per grattarti la testa, ti consiglio caldamente Achille Campanile (e la lettura diventerà un appuntamento da attendere con trepidazione).


PRIMA DI ENTRARE IN LIBRERIA, METTI BENE A FUOCO I PENSIERI CHE TI ATTRAVERSANO LA MENTE E LE EMOZIONI CHE TI SCUOTONO IL CUORE.


"Classici" sono tutti quegli autori, le cui opere ed esperienze biografiche vengono portate in classe. Quasi sempre si tratta di scrittori appartenti ad un passato più o meno remoto.

Scegliere di leggere un classico significa mettere in discussione le proprie convinzioni, la propria filosofia di vita. Io, ad esempio, non digerisco il contegno lezioso e formalistico dei personaggi che popolano i romanzi di Jane AUSTEN (l’autrice di Orgoglio e pregiudizio): li trovo insensatamente teatrali e i loro dialoghi mi annoiano a morte.

Ma se metto in relazione usi, costumi, frasi, gesti, rituali al contesto storico culturale dell’Inghilterra di fine XVIII secolo, allora non solo riesco ad essere più indulgente, ma vedo quegli uomini e quelle donne sotto una luce completamente diversa.


AVVICINATI TRANQUILLAMEMTE AI CLASSICI, ma ricorda:

  • di superare pregiudizi sugli stereotipi e gli schemi mentali dettati dal tempo in cui il classico è stato scritto; 
  • di preventivare la lettura di un testo il cui linguaggio è poco intelligibile, proprio in quanto scritto in una lingua che non somiglia affatto all’italiano contemporaneo;
  • si affrontare con spirito di abnegazione lunghe sequenze descrittive. In passato, la TV non esisteva, la scrittura doveva essere nutriente per l’immaginazione.  


Talvolta per la stanchezza e la sete mi getto a terra lungo la via, oppure nella notte profonda, quando la luna piena sta alta sopra il mio capo, mi siedo nel bosco deserto sopra il tronco contorto di un albero per dare un po’ di sollievo ai miei piedi feriti e infine, in una calma che viene dallo sfinimento, mi assopisco in quella penombra! Oh, Wilhem, la solitudine di una cella, un ruvido saio e un cilicio sarebbero un refrigerio di cui ha sete la mia anima. Addio, non vedo altra fine di questa miseria che la tomba (Johan Wolfgang Goethe, I dolori del giovane Werther, traduzione italiana di Alberto Spaini, Torino, Einaudi, 1998, p. 119).


Non immagini quanti giovani emularono il contegno e lo stile di vita di questo narratore originale interno!


Che sia il protagonista, l’antagonista, l’aiutante di uno dei due, in realtà non conta affatto, un qualsiasi personaggio di un racconto o di un romanzo è un archetipo di umanità (anche nelle storie inverosimili, di fantasia), è un contenitore di pensieri, emozioni, comportamenti, reazioni; può evolversi nel tempo della narrazione e trasformarsi in una persona migliore, che ci piace, che ci ispira simpatia e rispetto. 

Quando incontri un personaggio che vive tra le pagine di una narrazione, presta attenzione alla descrizione delle sue azioni e chiediti sempre “come mi viene presentato? Che cosa mi evidenzia di lui questo o quel particolare?”.

Vedrai,  in questo modo acquisirai un master in umanità: sarai più introspettivo verso te stesso, più comprensivo e solidale con chi ti circonda.


Quando era morta Leonine aveva provato un dolore immenso per Violette. Aveva sofferto più per il dolore della moglie che per la perdita della figlia. Aveva sofferto di non aver potuto fare niente per lei, di non doversene occupare, del suo silenzio, di non riuscire mai a parlarle d’altro che di una marca di shampoo o di un programma alla televisione, di non aver saputo dire a sua moglie “Come ti senti?”. Anche per questo si sentiva in colpa. Non aveva neanche imparato a soffrire. In fondo non aveva imparato niente, né ad amare né a lavorae né a dare. Un buono a nulla. (Valérie Perrin, Cambiare l’acqua ai fiori, traduzione dal francese di Alberto Bracci Testasecca, Roma, edizioni e/o, 2018, p. 294).


Ogni universo narrativo è costituito da spazi, strade, vallate, boschi, foreste, montagne, paesaggi innevati, villaggi, città caotiche e brulicanti di vita. 


I luoghi esterni, descritti da un narratore, possono corrispondere a quelli reali, oppure essere stati inventati dall’autore con la capricciosa commistione di particolari provenienti da spazi fisici che in realtà sono lontani migliaia di chilometri.


PRESTA ATTENZIONE ALLA DESCRIZIONE DEI LUOGHI DISLOCATI ALL’ESTERNO, MAGARI UN GIORNO AVRAI L’OPPORTUNITÀ DI VISITARLI.


A un tratto le penombre del parco si diradano ed ecco aprirsi ai loro occhi uno scenario luminoso, a colori vivissimi, come quando si scopre una decalcomania. Hanno un movimento di paura, subito si gettano a terra: davanti a loro s’allarga il brullo della collina, e tutti intorno, grandissimo e calmo, il mare. Sono entrati in un campo di garofani, strisciano per non farsi vedere dalle don- ne col cappellone di paglia che sono in mezzo alla distesa geometrica degli steli grigi e annaffiano (Italo Calvino, Il sentiero dei nidi di ragno, cap. III).


Anche le descrizioni degli spazi interni (la camera da letto del protagonista; la sala principale del maniero in cui abita il signorotto crudele e misantropo, che vessa con le sue angherie i suoi poveri affittuari; lo studiolo dell’artista etc.) sono pregne di significati nascosti. Da come è stato arredato un vano è possibile desumere moltissimo sulla personalità e la forma mentis del personaggio che lo occupa quotidianamente. 


ERGO, SUPPELLETTILI, QUADRI, LIBRI ADAGIATI SUL TAVOLO, PERSINO UN ANIMALE IMPAGLIATO, POSSONO ESSERE DEI PICCOLI DOSSIER SUL PASSATO O SULLO STILE DI VITA DI UNO DEI PERSONAGGI.


Le stanze andavansi empiendo a poco a poco del profumo ch’esalavan ne’ vasi i fiori freschi. Le rose folte e larghe stavano immerse in certe coppe di cristallo che si levavan sottili da una specie di stelo dorato slargandosi in guisa d’un giglio adamantino, a similitudine di quelle che sorgon dietro la Vergine nel tondo di Sandro Botticelli alla galleria Borghese. Nessuna altra forma di coppa eguaglia in eleganza tal forma: i fiori entro quella prigione diafana paion quasi spiritualizzarsi e meglio dare imagine di una religiosa o amorosa offerta (Gabriele D’Annunzio, Il piacere, cap. I).


L’universo  contenuto in un testo narrativo non è composto soltanto da paesaggi, ma anche da ritratti, nature morte, immagini che concretizzano un concetto astratto, un’ideale. Per questo, agli stolti che vorrebbero gettare dalla finestra I promessi sposi di Alessandro Manzoni dico “lavare il somaro è uno spreco di acqua e sapone, possa Dio avere misericodia di voi!”:


Così detto, rientrò in casa, e, un momento dopo, s'affacciò alla finestra, tenendo in collo un'altra bambina più piccola, viva, ma coi segni della morte in volto. Stette a contemplare quelle così indegne esequie della prima, finché il carro non si mosse, finché lo poté vedere; poi disparve. E che altro poté fare, se non posar sul letto l'unica che le rimaneva, e mettersele accanto per morire insieme? Come il fiore già rigoglioso sullo stelo cade insieme col fiorellino ancora in boccio, al passar della falce che pareggia tutte l'erbe del prato (A. Manzoni, I promessi sposi, cap. XXXIV).


La saggezza popolare pullula di frasi granitiche, che esprimono una saggezza profondissima con la sintetica franchezza, tanto apprezzata dagli uomini e dalle donne più umili. Una massima, un proverbio, un aforisma sono come coaguli di verità, perle verbali che in tre secondi ti consentono di guardare la realtà con una prospettiva più limpida; sono come quei potenti analgesici che hanno il potere di dileguare un molesto mal di testa dopo cinque minuti dall’assunzione.  

Presta attenzione all’inserzione di frasi esemplari, di massime, di detti popolari incastonati tra le righe di una sequenza riflessiva. 

Annota in un quaderno, o nel tuo diario personale, le frasi che, ripetute come un mantra nella testa, agevolano  lo sviluppo di un contegno, di un nuovo atteggiamento nei confronti del mondo e dell’umanità.


Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall'alto, non avere macigni sul cuore (Italo Calvino, Lezioni americane, capitolo Leggerezza).


Il  lessico è sicuramene la sezione di un sistema linguistico con cui uno scrittore può giocare e divertirsi di più. A volte però qualcuno ci prende la mano, e più di dieci secoli di tradizione letteraria non sono sufficienti a sfamare il genio creativo che si è impossessato del demiurgo di turno.

Ergo, sfatiamo il mito che leggere molto possa agevolare l’acquisizione di ottime competenze di scrittura. Ma rimane pur vero che un lettore incallito possiede un magazzino lessicale decisamente più vasto di colui che ha l’alergia della carta stampata.

Immagina che spasso se tutti i narratori del mondo scrivessero così:


La Margherita di ninfa Egeria scaduta a Didone abbandonata, varava ancora il Novecento, el noeufcént, l'incùbo dei milanesi di allora. Vacava alle mostre, ai lanci, agli oli, agli acquerelli, agli schizzi, quanto può vacare una gentile Margherita. Lui s'era provato in capo la feluca, cinque feluche. Gli andavano a pennello. Gli occhi spiritati dell'eredoluetico oltrechè luetico in proprio, le mandibole da sterratore analfabeta del rachitoide acromegàlico, riempivano di già "L'Italia Illustrata": già principiavano invaghirsene, appena untate di cresima, tutte le Marie Barbise d'Italia, già principiavano invulvarselo, appena discese d'altare, tutte le Magde, le Milene, le Filomene d'Italia: in vel bianco, redimite di zagara, fotografate dal fotografo all'uscire dal nartece, sognando fasti e roteanti prodezze del manganello educatore. Le dame a Maiano o a Cernobbio, già si strangullavano né su' singhiozzi venerei all'indirizzo der potenziatore d'Italia. (Carlo Emilio Gadda, Quel pasticciaccio brutto de via Merulana, cap. I).


SOTTOLINEA PAROLE DAL SIGNIFICATO MISCONOSCIUTO E DECRIPTANE IL VALORE SEMANTICO CON L’UTILIZZO DI UN BUON DIZIONARIO DELL’USO (disponibile anche on Line) 


Non so se ti è mai capitato (a me spesso), ma il docente di belle lettere, quando un autore “scrive come mangia”, forzando i limiti della conformità alla norma grammaticale, lo giustifica con l’argomentazione che lui (o lei) è una leggenda letteraria e può concedersi tutte le licenze che desidera.

In realtà, c’è sempre una ragione per cui chi sa scrivere fa finta di essere un apprendente di seconda elementare. La ragione principale molto spesso è l’emulazione della lingua degli incolti, in particolare quando si intende ribadire la provenienza del personaggio rappresentato da una classe sociale poco abbiente. Per questo, conoscere bene la grammatica dello scritto è il presupposto per una lettura intelligente e consapevole, non il contrario. 

NON ASSUMERE QUALSIASI TESTO CHE LEGGI A SCUOLA COME MODELLO LINGUISTICO: ANCHE SE LA VARIETA' DELLA LINGUA ITALIANA E' ESTRANEA ALLE FORME DI EDUCAZIONE LINGUISTICA MAGGIORMENTE DIFFUSE, QUESTO NON VUOL DIRE CHE NON ESISTA O CHE I PARLANTI NON DEBBANO TENERNE CONTO.


Gli uscii dietro che lui, pigliato il forcone, cominciava a scender dall'aia. Mi misi per il suo sentiero, ma mi staccava a solo camminare, e così dovetti buttarmi a una mezza corsa. Mi sentì, mi riconobbe dal peso del passo, ma non si voltò e mi disse di tornarmene a casa, con una voce rauca ma di scarso comando. Non gli ubbidii. Allora, venti passi più sotto, mi ripetè di tornarmene su, ma stavolta con la voce che metteva coi miei fratelli più grandi, quando si azzardavano a contraddirlo in qualcosa. (Beppe Fenoglio, Il gorgo).


Se vuoi davvero diventare un lettore provetto, devi necessariamente smantellare le tue abitudini, la tentazione di ammazzare il tempo sui social, o di rimanere incollato al tablet per vedere tutte le puntate della nuova stagione della tua serie Netflix preferita. 

Inizialmente la lettura comporta un po’ di autodisciplina, ma in questo possiamo essere facilitati dall’organizzazione di gruppi di lettura, challenge (come quella che vorrei lanciare a gennaio e che consisterà nella lettura quotidiana, per un periodo di cento giorni, di una novella del Decameron di Giovanni Boccaccio), partecipazione a presentazioni, corsi di scrittura creativa.






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