"NORMA SOMMERSA" O "NORMA SEPOLTA"?

Il presente post è una mera descrizione di dinamiche di educazione linguistica, analizzate per la prima volta dal linguista Luca Serianni in un saggio del 2007, oggi ravvisabili anche all'interno di un corpus di più di quattrocento testi censiti nel Corpus Digitale delle Scritture Scolastiche di Roma (d'ora in poi Co.Di.S.S.RO). Il Co.Di.S.S.Ro è un piccolo archivio in formazione, nato dall'esigenza di documentare l'educazione linguistica e le competenze nella gestione dell'italiano scritto di studenti e studentesse, frequentanti cinque istituti di istruzione del primo ciclo, dislocati lungo l'anello periferico della Capitale.

I dati esplicitati e le considerazioni sui medesimi non costituiscono e non si propongono di costituire una tacita valutazione del lavoro degli insegnanti di lettere, che hanno invece corretto e valutato con serietà e professionalità tutte le scritture fino ad oggi raccolte. Il contegno di chi ha scritto il seguente testo è sempre stato improntato ad un serio rigore scientifico, mirato a valutare i fatti di lingua come fenomeni del tutto neutri.




Le violazioni della norma grammaticale sono comuni e frequenti all’interno delle composizioni in lingua italiana che l’adolescente medio sottopone al vaglio correttorio dell’insegnante di lettere, nonostante la norma medesima sia chiaramente codificata nelle grammatiche scolastiche ed espressa in concreto dalla maggior parte dei testi letterari. Ma le correzioni apposte sulle scritture censite dal Co.Di.S.S.Ro evidenziano, a volte, la violazione di una norma che non viene espressamente palesata tra le pagine dei manuali di lingua italiana a disposizione dell’apprendente. Ne deriva che, sebbene un errore grammaticale venga spesso commesso da uno scrivente il più delle volte del tutto inconsapevole della regola che ha violato, in numerose occasioni la correzione dell’insegnante non è affatto utile ad illuminare né la dinamica del comportamento linguistico deviante, né quale norma grammaticale sia stata inosservata. 

Situazioni del genere sono state attentamente analizzate da Luca Serianni (2017), il quale, dopo aver cercato di chiarire i limiti del campo di significato del concetto di “grammatica”, parte dal postulato che la regola grammaticale che l’apprendente viene invitato a rispettare sia in realtà una norma “sommersa” «perché non appare in superficie, per quel che si legge nei libri o quel che si verifica nell’uso reale della lingua, parlata o scritta: i destinatari si riducono a poche unità, i ragazzi che costituiscono una classe scolastica (una ventina)» (SERIANNI, 2017: 428). Alla dicitura di “norma sommersa” è possibile ricondurre, ad esempio, gli errori testuali, generati dalla mancata osservazione di quell’insieme di buone consuetudini di organizzazione del testo (come la gestione delle catene anaforiche, la cura della coerenza e della coesione della singola composizione scritta, l’adeguata scelta dei connettivi da impiegare, insomma tutti quegli espedienti senza i quali «certe frasi, più che sbagliate, suonano male, zoppicano, non portano al significato in modo diretto», NOTARBARTOLO, 2014: 16), a proposito delle quali l’educazione linguistica istituzionale non prevede alcuna forma di discussione, ma che vengono spesso segnalati attraverso un punto interrogativo oppure una linea rossa ondulata a latere

Per questo, alle definizioni di “norma sommersa” e di “grammatica silenziosa”, riteniamo possa essere aggiunta anche una terza, ovvero quella di “norma sepolta”. Le prime due solitamente esplicitate nei supporti bibliografici a cui ricorrono gli apprendenti per implementare la propria educazione linguistica. Tuttavia, la norma sommersa viene fatta emergere dai commenti che l’insegnante di lingua italiana appone a latere o in calce al testo emendato. Qualche esempio per chiarire meglio:


  • Il discorso diretto non si usa nel riassunto (SS SO II-2 2021);

  • Questo purtroppo non è un riassunto!! (Ibidem);

  • Nel riassunto è presente il discorso diretto. Non è completo (Ibidem);

  • Devi usare la terza persona (SS NE I-1 22/23);

  • Manca un passaggio (Ibidem)

  • Periodo non ben articolato!! (Ibidem); 

  • Ho dodici anni, che compio regolarte [lessico] il 25 dicembre (SS NE II-1 2021, n. 4);

  • Passaggio brusco (Ibidem, n. 11); 

  • Approfondire! (Ibidem, n. 17)

  • La scuola è importante anche per socializzare e stringere rapporti con le persone [poco organico] (SS NE II-1 2021, n. 19)

  • Il riassunto è discreto e contiene tutte le informazioni importanti. Ricordati però che i riassunti sono sempre in 3° persona e che non possono contenere discorsi diretti (vanno trasformati in discorsi indiretti). Bene la comprensione del testo. (SS SO I-1 2022, n. 6)

  • Inizio perfetto (in 3° persona) ma poi…1° persona! Ricorda che i riassunti su fanno sempre in 3° persona! (Ibidem, n. 7)


Come è evidente nelle suddette annotazioni, anche se l’insegnante non specifica in quali pagine della grammatica adottata venga espressamente ribadito che nella composizione di un riassunto non sia previsto il ricorso al discorso diretto oppure in quali circostanze un testo debba essere bollato come “poco organico”, il suo commento sottolinea comunque che un determinato comportamento linguistico da parte del discente è scorretto. Una norma “sepolta”, invece, rimane tale, perché l’intervento correttorio appare sotto forma di irregolare e poco decifrabile segno grafico: l’apprendente prende atto di aver adottato una scelta linguistica inadeguata, ma purtroppo l’insegnante non ne ha affatto proposto una più consona in sede di correzione; pertanto un bambino o un adolescente in fase di consolidamento delle proprie competenze linguistiche (di sicuro linguisticamente meno arguto di un adulto) non ha modo di conoscere l’esatta motivazione della correzione che ha subito e di informarsi sui criteri che gli o le potrebbero consentire di impiegare in futuro la soluzione migliore in un contesto simile:

  • Allora ho girato la testa e ho visto il direttore, un uomo bello e importante. Anche lui era in ritardo e stava lì bloccato bloccato sbattendo sul ginocchio la sua borsa di pelle. (“)Severo io devo passare(”),(“)state tutti e due fermi(”). Così siamo rimasti obbedienti [Adesso facci passare, ho ancora un minuto]? (SS NO I-1 2022)
  • Il mio migliore amico, (T)tiziano [NON DIMENTICARTI DI METTERE LE MAIUSCOLE], ha un naso molto piccolo en magro(,) con capelli neri e molto rasato [?] naso a patata e orecchie a sventola, (…)(SS NO I-2 2023)

In questa sede vengono, pertanto, analizzate le norme linguistiche trasmesse dal o dalla docente responsabile in prima persona dell'educazione linguistica della scolaretta, attraverso i commenti e le postille da loro medesimi apposte a margine dei testi.


Tornando alle manifestazioni della “norma sommersa”, tra le occorrenze più frequenti all’interno del complesso di correzioni dei testi del Co.Di.S.S.Ro., oltre a quelle relative alla regola per cui in un riassunto di un testo narrativo non deve esservi traccia di discorsi diretti, emerge la norma non scritta in base alla quale, quando in un racconto viene impiegato un tempo storico (passato prossimo o passato remoto), non è corretto utilizzare in un secondo momento e improvvisamente il presente storico. Allo stesso modo, se lo scrivente ricorre al passato remoto ad incipit del testo, sulla base di un’imprecisata regola di coerenza stilistica non potrà per nessuna ragione descrivere una seconda azione cronologicamente anteriore del medesimo soggetto con il passato prossimo.

Alcuni esempi:


  • Stavo (mi trovavo) al parco da solo, mi cade il telefono e mi inchino [per prenderlo] e vidi (vedo) dietro un cespuglio, una lampada (Cfr. SS SO-I 2021, n. 1),


  • I miei genitori mi chiesero cosa fosse quell’oggetto, a loro ho detto che esso era una lampada. [ed io risposi che si trattava di una lampada] (Cfr. Ibidem, n. 2);


  • Ieri, ho trovato una straba lanterna sopra una roccia, non sapevo cosa fosse o a cosa mi sarebbe servita; ma il mio istinto mi diceva di prenderla. La misi nello zaino [l’ho messa] e feci finta di niente, non lo dissi a nessuno, nemmeno ai miei genitori (Cfr. Ibidem, n. 14);


  • Un giorno mi svegliai di notte, era l’una, sono sceso dal letto [sono svegliato (altrimenti devi continuare con il passato e remoto e siccome sei passato al prossimo è meglio cambiare)] (Cfr. Ibidem, n. 15)


Il passato remoto in alcuni casi viene percepito come inappropriato da chi è incaricato di correggere l’elaborato:


  • Appena finito, andammo [siamo andate] in camera mia per riposarci sul letto e parlare con una nostra amica al telefono (…). Mentre la stavo sistemando, tu, mamma, eri (sei) entrata in camera mia e vidi (hai visto) tutte le cancellature a terra che il giorno prima io e Alice ci eravamo dimenticate di togliere. (SS SO-I 2021, n. 4);


  • Questo romanzo mi piacque (è piaciuto) perché narra di una storia bella e di una persona molto brava, intelligente, ma soprattutto innocente (SS SO 1-2 2021, n. 6)


  • Da quel giorno ci sentimmo [siamo sentite] sempre, appena avevamo un po’ di tempo ci chiamavamo. Iniziai [ho iniziato] anche a vedere le serie TV che mi avevi consigliato (SS NE II-1, n. 3)


La deissi non dovrebbe appartenere alla dimensione dello scritto, ma nemmeno un’indicazione semplice come questa viene esplicitata attraverso frasi o commenti che accompagnano la correzione:


  • Un libro che mi è piaciuto particolarmente è “Percy Jackson”(.), parla [Questo libro parla] di questo (un) ragazzo, chiamato ovviamente Percy, che vive a New York con sua madre e il padrigno, frequenta la prima media [patrigno] (SS SO I-2 2021, n. 1);

 

La norma sommersa più comune e diffusa è sicuramente la predilezione per la variatio stilistica al posto della ripetizione ravvicinata, utilizzata come rinvio anaforico. In riferimento alla  «lotta alle ripetizioni», Luca Serianni, pur ammettendo che «un aspetto caratteristico della lingua scritta» sia «la variazione delle risorse lessicali impiegate», ha chiarito (SERIANNI, 2017: 434):


Di fronte al collasso dei requisiti primari di un testo, o per l’incapacità di individuare i costituenti elementari di un discorso (mancata divisione delle parole) o per la compromissione della coerenza testuale (incapacità di tradurre in modo limpido il proprio pensiero), una violazione di questo saggio principio retorico deve essere considerata veniale.

 

Le ripetizioni sono di solito percepite come cacofoniche e fastidiose, sebbene anticamente fossero utilizzate senza alcuno scrupolo anche all’interno dei testi letterari. Nello specifico contesto scolastico di una prova di composizione scritta, la correzione dell’anafora per ripetizione è allo stesso tempo una richiesta di rigore formale, ma anche il monito a implementare il proprio magazzino lessicale.

Nelle scritture del corpus la ripetizione piuttosto ravvicinata del significante dell’antecedente viene episodicamente tollerata. In un solo caso l’insegnante propone la sostituzione della coppia di voci della medesima forma verbale con una nuova che comunque riproduce il meccanismo della ripetizione:


Il padre mandava lettere ogni mese [inviare], e se non le mandava [inviava] significava che non c’era riuscito. Jo mentre aspettava che il padre tornasse dalla guerra, scrisse un piccolo libro che non fece vedere a nessuno infatti si rifugiava in soffitta per non farsi vedere (SS SO I-2 2021, n. 12).


Nonostante il progressivo accostamento della lingua scritta della scuola alla dimensione del parlato più informale e il definitivo superamento dell’italiano scolastico come lingua speciale, alcuni commenti in inchiostro rosso sono eloquenti di un’insufficiente riflessione sulla variabilità linguistica all’interno dei percorsi istituzionali di educazione linguistica. Ciò emerge, in particolare, dalla segnalazione di forme e costrutti tipici dell’italiano digitato o delle più banali interazioni verbali tra membri della medesima comunità di parlanti. Un’interferenza diamesica, quasi sempre segnalata in quanto particolarmente incongruente con lo stile che dovrebbe esibire la composizione scritta ideale, è il metaplasmo del sostantivo tipo, piuttosto utilizzato come connettivo o segnale discorsivo:


GENIO, COME PRIMO DESIDERIO VORREI UN ROTTWEILER, LO DESIDERO DA MOLTISSIMO TEMPO. ADORO PRENDERMI CURA DEI CANI, TIPO PORTARLO A SPASSO, FARGLI FARE IL BAGNETTO, DARGLI DA MANGIARE, E COCCOLARLO E COMPRARGLI I GIOCHINI ECC… (SS SO II-2 2020, N. 1).


In tutti questi casi, non ci è dato sapere se l’assenza di opportune chiarificazioni sia stata compensata da osservazioni orali, effettivamente sollevate dall’insegnante in un secondo momento, a margine della stessa attività correttoria. 


RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI


NOTARBARTOLO D. (2014), Competenze testuali per la scuola, Roma, Carocci, 2014.

SERIANNI L. (2007), La norma sommersa, in «Lingua e Stile», n. 2, pp. 283-95, 

IDEM (2017), Per l’italiano di ieri e di oggi, Bologna, Il Mulino, pp. 427-40.


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